Il Def che mantiene gli impegni

Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il Def, ovvero un pacchetto di provvedimenti che ha fissato il quadro della politica economica italiana. Renzi la definisce, forse frettolosamente, un’operazione di giustizia sociale. Forse pensava agli 80 euro in busta paga ai redditi bassi che arriveranno entro fine maggio e provenienti da spending review, Iva e quote di Bankitalia, la cui tassa raddoppia fornendo un gettito di 2,4 miliardi. In realtà l’aliquota per gli istituti di credito passa realmente dal 12% al 24% provocando le immediate rimostranze della Abi. C’è una settimana di tempo per stilare il meccanismo tecnico che porterà gli 80 euro in busta paga che vengono definiti “la quattordicesima in busta paga”. Il 17 aprile il Def arriverà in Parlamento, il 18 ci sarà un decreto sullo sconto Irpef ed entro il 25 maggio primo ok del Senato alla riforma del titolo V. Al momento non si conosce il testo definitivo del Def che sarà anche esaminato dalla Commissione Europea e dall’Ecofin, che dovranno approvarlo o correggerlo entro il prossimo mese di giugno. Il nucleo del Def parla di un taglio alle tasse da dieci miliardi sui redditi bassi. Bello l’intento, solo che le coperture dovrebbero derivare dagli ammanchi di cassa. Ovvero che il deficit pubblico non deve aumentare. Il Def è ora in una zona d’ombra ed aspettiamo di  leggerlo per capire se è in grado di sottrarci ad i vincoli di bilancio sottoscritti. Non può comunque sfuggire che tutto ruota intorno alle riforme e che cresce la fiducia degli italiani in Renzi visto che il Pd vola nei sondaggi.

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