Colosso dell’Appennino, Appennino o Dio delle Montagne, questi sono gli appellativi della mastodontica scultura in pietra situata nel Parco Mediceo di Pratolino a Vaglia, un luogo praticamente sconosciuto ai più e distante solo pochi chilometri da Firenze. Una meta da ri-scoprire, che merita di essere valorizzata e apprezzata, e considerata dal 2013 Bene dell’umanità dall’UNESCO, ma purtroppo all’ombra del visitatissimo capoluogo toscano.
La scultura, caratterizzata da 14 metri di altezza, raffigura un vecchio uomo dalla lunga barba chinato a terra con le gambe divaricate ed è collocata nelle vicinanze di Villa Demidoff; la stessa venne chiamata così dall’omonima famiglia di industriali e principi russi che l’acquisto nel 1872 dalla Casa Imperiale d’Austria. Appartenuto dal 1837 a Leopoldo II fino alla sua morte avvenuta nel 1870, l’edificio prendeva il nome di Villa Medicea Pratolino e fu realizzato dallo scultore fiammingo Jean de Boulogne (Douai, 1529 – Firenze, 13 agosto 1608), meglio conosciuto come Giambologna che, in epoca medicea, lavorò soprattutto a Firenze e realizzò numerose sculture celebrative per l’antica casata.
Ad ordinare all’artista la realizzazione della statua e del Parco di Pratolino, uno dei più grandi della toscana, fu Francesco I de’ Medici un membro dell’aristocratica e nota famiglia che governò Firenze. Sono molte le leggendeche aleggiano sul Dio delle Montagne, tra cui quella più affascinante, secondo la quale la statua sarebbe un po’ uomo un po’ roccia e custodisca al suo interno uno dei segreti più grandi che il mondo possa concepire. L’opera oltre ad essere di notevoli dimensioni è davvero molto suggestiva e fa da protagonista in un meraviglioso scenario naturale boschivo, proprio di fronte ad un laghetto che osserva e dal quale sembra appena essere uscita. All’interno del colosso sono presenti delle vere e proprie stanze, grotte e cunicoli, resi affascinanti dal fatto che sono difficilmente esplorabili: proprio in questi stretti anfratti sarebbe custodito l’importantissimo segreto di cui narra la leggenda. Oggi è ignota la funzione delle stanze, che in passato erano molto più numerose. Un camino realizzato sulla testa del ‘Dio delle Montagne’ era stato realizzato ed era in grado di far uscire fuoco e fiamme dalle narici del colosso.
Tutti coloro che dovessero trovarsi a passare per Firenze, magari per una gita fuori porta, potrebbero cogliere l’occasione di visitare questa nascosta perla toscana, anche se va detto che lo stesso Giambologna non fosse affatto contento della collocazione davvero poco frequentata che scelse per il suo Dio delle Montagne, infatti il famoso detto in rima recita: ‘Giambologna fece l’Appennino, ma si pentì di averlo fatto a Pratolino’. Se l’uomo di roccia fosse stato realizzato a Firenze sarebbe stato ammirato da tutto il mondo, ma questo non rende di certo meno imponente e magnifico il Colosso dell’Appennino e per chi è amante di luoghi sconosciuti e misteriosi immersi nella natura potrebbe rappresentare un vero e proprio gioiello.