I leghisti in questi primi passi della nuova legislatura appaiono dei marziani,a confronto i grillini sembrano degli adolescenti innamorati con la testa tra le nuvole. La Lega conosce il potere per averlo praticato ed abilmente gestito. Dispone di professionisti capaci di maneggiarlo con abilità sia a livello locale che a Roma. Soprattutto sanno metterlo al servizio di una serie di obiettivi da raggiungere. La Lega mira a consegnare ai propri elettori ciò che chiedono. Tutto il resto è marginale. Sulla questione immigrati, se servisse, sarebbe capace di far saltare l’Unione Europea. L’idea di sovranismo è supportata da una serie di collegamenti internazionali che spaziano dalla Russia all’Ungheria, all’Austria. In più Salvini è sempre più leader indiscusso ed è stato capace di abolire le correnti.I Cinque Stelle vivono in un mondo che immaginano governato dalla volontà generale, s’ispirano almeno all’apparenza al pensiero di Rousseau, che teorizzava la democrazia diretta, e sognano di poter consegnare il potere alla piazza, abolendo la mediazione del Parlamento e del Governo. Nel frattempo, però, rendendosi conto che il loro, almeno per adesso, è solo un sogno e che il potere non ammette vuoti, hanno pensato di trasferirlo su una piattaforma online. Intanto noi osservatori esterni della politica, ci accorgiamo che non sono abituati a competere con il proprio alleato. Non formano una classe politica in grado di governare e rischiano sovente di fare pasticci, o peggio rimangono vittime ignare di veri e propri squali, così come è accaduto al Sindaco di Roma, Virginia Raggi. Il Movimento oscilla in modo pericoloso tra un’utopia rivoluzionaria e una pratica conservatrice. Per primi i 5 Stelle hanno visto nel digitale il futuro, ora si muovono contro il lavoro domenicale o contro lo sharing economy. Il reddito di cittadinanza assomiglia tanto ai lavori socialmente utili, che di sociale e di utilità al Paese non ne ha portata, soprattutto al Sud, perché nessuno lavorava. Adesso però sono al governo del Paese, nelle stanze del potere e li vediamo completamente smarriti e senza capacità propositiva. Il governo Conte, sino ad oggi ha prodotto il decreto avente ad oggetto misure urgenti per il Tribunale di Bari. A Salvini basta invece la dichiarazione di guerra all’UE sulla questione degli immigrati, amplificata a dismisura dalla dichiarazione di cattivo gusto, del Presidente francese Macron, o la pace fiscale, il tutto condito da una determinazione da guerriero e per il momento funziona. Di Maio a confronto sembra un adolescente innamorato con la testa tra le nuvole, per giunta orfano degli ideatori del”vaffa”, Grillo e Di Battista; non gli resta altro che il Governo, dove ha condotto con un successo senza precedenti il Movimento. La sua era la sfida del fare, ma ad oggi la sta perdendo.
Tags Il dominio di Salvini e la debole resistenza di Di Maio
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