I partiti, sia di maggioranza che di opposizione, sembrano aver, tutti, impugnato l’ascia di guerra, pronti alla battaglia sulla riforma del Mes. In realtà, la loro, non è altro che la solita manifestazione del teatrino della politica, all’italiana, s’intende. Il tanto temuto voto del Senato non richiederà alcuna maggioranza qualificata, basterà che i sì siano più dei no. Lo sanno bene tutti, persino i dissidenti dei grillini, che fanno finta di fare la faccia feroce, così come avevano fatto con la Tav. Dissidenti per opportunismo e convenienza. Che tutto filerà liscio, lo si può desumere dalle parole del Premier Conte, che a chiare lettere, ha fatto capire che il suo Governo non cadrà sul voto alla riforma del Mes. Salvo colpi di scena, per scongiurare i quali, dal Quirinale, sembrano essersi levate voci evocanti elezioni anticipate in caso di crisi. Conte ostenta sicurezza e non perde tempo nel dichiarare che l’Italia voterà la riforma insieme a Francia e Germania. Su questo non abbiamo dubbi, visto che il suo Governo, nell’agosto 2019, fu ideato e progettato dall’alleato franco-tedesco. Quello però che ci fa agitare è che il nostro Paese, tra i più colpiti al mondo dal virus e in preda ad una crisi sanitaria senza precedenti, voglia rinunciare ai fondi del Mes. Ma se da un lato abbiamo una maggioranza divisa da lotte intestine, dall’altro versante troviamo un’opposizione, soprattutto Lega e Fratelli d’Italia, incapace di fare proposte chiare e concrete, ma pronti solo a lanciare accuse o a trasformare le aule parlamentari in luoghi di litigi e scontri fisici, dando vita ad uno spettacolo indegno agli occhi del Paese. Ma conferma soprattutto un’incapacità ad inquadrare l’interesse nazionale in un ottica europea. E’ indubbio che l’UE stia sostenendo l’Italia: gli ingenti acquisti di titoli di Stato da parte della Bce, il fondo Sure per sostenere il mercato del lavoro, i 209 miliardi per il piano di ricostruzione del nostro Paese che più di tutti ha subito le conseguenze del Covid. Ma anche Forza Italia con il suo leader Berlusconi, europeista convinto, ne esce con le ossa rotte. Prima un sì allo scostamento di bilancio, poi un no secco al voto sulla riforma del Mes. Un occasione persa per il Cavaliere che gli fa perdere credibilità e autorevolezza, per non parlare della perdita di un’occasione per recuperare consensi e conservare un ruolo da protagonista. Ma ad una lettura più attenta di questo quadro desolante della politica e delle forze stesse che l’animano nel nostro Paese, riteniamo che questa commedia, questo teatrino, questo finto scontro tra maggioranza ed opposizione, sia finalizzato a mettere le mani sul fiume di miliardi che sono in arrivo, a partire dal prossimo anno. In altri termini, la spartizione della torta. Cambiano i suonatori, ma la musica è sempre la stessa. Purtroppo!
Riprova
La crescita per imitazione si è esaurita
Il reddito pro capite in Europa rispetto a quello statunitense, negli ultimi ottant’anni, ha attraversato …