Il generale Roberto Vannacci è stato sospeso dall’impiego per 11 mesi. È la sanzione applicata dal ministero della Difesa, in esito al procedimento disciplinare avviato a fine ottobre per i contenuti del libro ‘Il mondo al contrario’, ha dichiarato l’avvocato difensore del militare, Giorgio Carta. Per questo periodo scatterà anche la detrazione dell’anzianità e lo stipendio di Vannacci sarà dimezzato.
Le motivazioni della sospensione di Vannacci
Nel provvedimento secondo quanto rende noto il legale, si «stigmatizzano le circostanze della pubblicazione del libro», che avrebbe denotato «carenza del senso di responsabilità» e determinato una «lesione al principio di neutralità/terzietà della Forza Armata», compromettendo «il prestigio e la reputazione dell’Amministrazione di appartenenza e ingenerando possibili effetti emulativi dirompenti e divisivi nell’ambito della compagine militare»». Carta ha annunciato che sarà presentato immediato ricorso al Tar Lazio «con richiesta di sospensiva, rivelandone il contrasto con il diritto alla libera manifestazione del pensiero garantito a tutti i cittadini, compresi i militari».
Il ministero della Difesa si è espresso sulla sospensione del generale Vannacci attraverso una nota pubblicata nella giornata di ieri, mercoledì 28 febbraio. La notizia era già stata anticipata dal ministro Guido Crosetto in aula alla Camera per il question time in cui aveva spiegato che tale nota ha lo scopo di «spiegare ai non pratici in materia che parliamo di procedimenti partiti mesi fa, che avvengono in modo automatico e che sono totalmente esterni dall’input dell’autorità politica perché partono da un’autorità tecnica».
«L’intera istruttoria è scandita da una precisa tempistica, che impone alle parti (tutte) un rigoroso rispetto dei tempi ed è condotta in contraddittorio con il militare inquisito, che può avvalersi di un militare difensore e, se lo desidera, di un legale di fiducia», così inizia la nota del ministero della Difesa sulla sospensione del generale Vannacci. Inoltre viene precisato che «le sanzioni disciplinari di stato non compromettono in alcun modo i diritti civili e politici del militare sanzionato, ivi inclusa l’eventuale candidatura per le consultazioni elettorali di qualsiasi tipo». Intanto, la procura di Roma procederà con l’acquisizione dell’atto con cui il ministero della Difesa ha ordinato la sospensione dall’impiego del generale per 11 mesi. Tale azione fa parte del procedimento iniziato a seguito di alcune denunce, che vede il generale Vannacci indagato per istigazione all’odio razziale in relazione a quanto riportato nel suo libro ‘Il mondo al contrario’.
Dopo le inchieste spuntate come funghi nel corso di queste settimane, è comparso un nuovo fascicolo contenente il nome del militare. L’accusa è quella di diffamazione e a querelare il generale è stata niente po’ po’ di meno che la pallavolista della Nazionale italiana Paola Egonu.
La campionessa azzurra ha deciso di procedere contro Vannacci in seguito alle frasi riguardanti i “tratti somatici” della giocatrice di pallavolo. In particolare, Vannacci nel suo libro aveva scritto sulla Egonu: “Anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. L’esposto è stato depositato a Bergamo ed è stato successivamente trasmesso agli uffici di Lucca per una questione di competenza territoriale. A oggi il generale risiede infatti a Viareggio.
Il pubblico ministero aveva optato per disporre l’archiviazione, ma la pallavolista ha impugnato la decisione. La palla ora è nelle mani del gup che dovrà deliberare se procedere contro il generale o confermare l’archiviazione del procedimento.
Un’ulteriore grana per Vannacci che deve fare i conti con altre inchieste. Dopo l’indagine della procura militare, si sono aggiunte, nell’ordine, quella della magistratura contabile sulle spese sostenute quando era addetto militare italiano a Mosca e l’indagine, come detto, della procura di Roma per istigazione all’odio razziale.
«Si tratta della solita inchiesta a orologeria». La Lega di Matteo Salvini non ha dubbi. Sul ‘Corriere della Sera’, ci sono le tre contestazioni che gli ispettori ministeriali, su ordine dello Stato maggiore della Difesa, muovono al generale Roberto Vannacci. E cioè: uno, le indennità di servizio per i famigliari percepite (si suppone) illecitamente; due, le spese per i benefit legate all’auto di servizio che non sarebbero state autorizzate; e tre, i rimborsi per l’organizzazione di alcuni eventi e cene che, in realtà, non avrebbero mai avuto luogo Tutti i fatti riportati si riferiscono al periodo nel quale il generale ricopriva l’incarico di addetto militare a Mosca, in Russia.