Il giornalaio

Qualche giorno fa ho ricevuto una e mail in cui mi si chiedeva di scrivere qualcosa su Gianfranco Funari. Stavo per rispondere che non era possibile farlo, visto che mancava una notizia su cui impostare il “pezzo”. Poi ricordai che l’ultima volta che avevo incontrato Gianfranco era stato a Roma nel 2005 dopo le elezioni regionali. Si trattava, in quel caso, delle presentazioni del Partito, che era la DC di Gianfranco Rotondi e si presentavano i candidati alle prossime politiche. Presenti, insieme ad altri, Paolo Cirino Pomicino e come invitato Gianni De Michelis. Gianfranco entrò a lavori iniziati e con un bastone di legno attraversò cantralmente la sala. Non si sedette e si appoggiò sorridente al tavolo dei relatori e conversava con la sua abituale sicurezza. In pratica, entrando, aveva rubato la scena catalizzando l’interesse di tutti i presenti. Un giovanissimo collega osservò: “Ma che fa? Che modo di fare? Non ha capito che non se lo fila più nessuno. Ha finito di parlare anche con le casalinghe…”. Lo bloccai, dicendogli: “Non ti basteranno cinquanta anni di mestiere per conseguire solo la cinquantesima parte della capacità di Funari di attirare l’attenzione ed essere ascoltato”. Riporto a questo punto una parte della lettera inviatami da Michele Canditone: “Conduttore dall’approccio e dalla comunicazione chiara e leale, talvolta troppo diretto soprattutto nella critica politica, ha sempre cercato di far comprendere alla massa quel che accadeva nelle stanze della politica. L’intervista fatta anche a Craxi ad Hammamet, nel periodo di mani pulite, ed i contrasti con Berlusconi (probabilmente spinto dallo stesso Craxi), hanno reso la vita di Gianfranco Funari molto difficile al punto di farlo sparire dalla scena: dalla televisione sia privata che pubblica. Funari da uomo libero nel pensiero e nelle parole ha troppo spesso pestato i piedi a chi non doveva e le lobby politiche lo hanno punito.”. Vero! Gianfranco era uomo e “giornalaio”, così si era autonominato, di comunicazione chiara e diretta. Forse, troppo diretta. Era un self made man, come in modo anglosassone si dice, ovvero un uomo che si era costruito da solo. Nacque in una famiglia un tempo benestante, essendo stato suo bisnonno il cocchiere ufficiale di papa Pio IX. Poi la sua azienda, con i cavalli e le carrozze, andò però distrutta a causa di un’esondazione del fiume Tevere e la famiglia Funari divenne perciò poverissima. Il padre era un tipografo romano di idee socialiste. Come primo impiego Funari lavorò presso la Manetti & Roberts come rappresentante e successivamente, grazie ad un incontro fortuito con un ispettore esperto di gioco d’azzardo, si appassionò al mondo dei casinò, decidendo di lavorare come croupier prima a Saint-Vincent e poi a Macao, diventando direttore di una casa da gioco. Ritornò in Italia e dopo alcune esibizioni amatoriali come cabarettista in vari locali romani come Il Giardino dei Supplizi e il Sette per Otto, nel 1967 fu notato da Oreste Lionello che gli propose di entrare nei suoi spettacoli. Come conduttore di programmi di attualità debuttò sul piccolo schermo a Telemontecarlo nel 1980 con la trasmissione Torti in faccia, formula innovativa che proponeva contenziosi verbali fra categorie di semplici cittadini. Formula che ripropose con successo nella seconda serata del venerdì di Rai 2, chiamato da Giovanni Minoli a condurre Aboccaperta. Arriva in questo momento il self made man, di cui parlavo prima, quando dichiara: “In televisione per essere eccezionali bisogna mascherarsi da normali, abbassarsi al gradino più basso, corteggiare senza pudore le casalinghe». Ed ecco il conduttore per le casalinghe, che aggiornava sui costi dei pomodori, sulle offerte ed altro. Il tutto con una spaventosa comunicativa che lo faceva seguire ed ascoltare dal pubblico televisivo, dalle massaie e dalle casalinghe. Dopo trenta anni ci sono arrivati altri conduttori, in tempi di paurosissima crisi che non bucano lo schermo come Funari e, forse, non hanno la sua impareggiabile capacità di farsi ascoltare. Il linguaggio di Funari era diverso. Era e lo dico con affetto, l’impareggiabile Funarilinguaggio. Successivamente passò a condurre trasmissioni con indirizzo politico, e nel periodo di Mani Pulite la sua critica politica si fece molto più serrata, attaccando i partiti coinvolti negli scandali. Successivamente su questi temi intervistò ad Hammamet Bettino Craxi condannato in contumacia. A causa di alcuni dissapori con Berlusconi fu costretto a lasciare anche la Fininvest alla quale intentò una causa per inadempimenti contrattuali presso la Pretura del Lavoro di Monza. Inizialmente avrebbe dovuto firmare un contratto con la RAI ma gli fu impedito di tornare in azienda. Rimasto disoccupato, Funari tentò di fare concorrenza al duopolio pubblico e privato, con Zona Franca, in onda su 75 emittenti locali dell’intero territorio nazionale, che trasmettevano il programma in leggera differita l’una dall’altra per evitare i limiti imposti dalla Legge Mammì. Fu una sua idea. Dopo la vittoria della causa contro R.T.I. ottenne un risarcimento di oltre un miliardo e mezzo di lire e fu reintegrato in Mediaset. A fine anno del 1997 subì un delicato intervento al cuore, che pur minando la sua salute non ammorbidì la sua verve. Rimane storico un suo attacco alla sanità pubblica nei confronti del ministro di allora che era Rosy Bindi. Negli anni del nuovo millennio, Funari intervenne più volte a dibattiti sulla storia della televisione, della quale è considerato una vera e propria leggenda lanciandosi in memorabili battute del tipo: “Nei cinque anni di governo, Berlusconi ha pensato ai cazzi propri e a quelli degli italiani. I suoi je so riusciti, i nostri un po’ meno!”, ed ancora: “Nella mia carriera televisiva mi son fatto due scopate, Rai e Mediaset, per il resto tutte pippe”. All’inizio del 2008 Funari viene ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano dove si spense all’età di 76 anni. La salma è stata tumulata nel Cimitero Monumentale di Milano ed è versata per anni in uno stato di abbandono. Il 18 dicembre 2013 arriva finalmente una lapide su cui è apposta la citazione dello stesso Funari: “Ho smesso di fumare”. Queste mie poche righe sono innanzitutto un saluto affettuosissimo ad un collega arcinoto che ha lasciato un profondissimo segno nella memoria di che lo seguiva con interesse ed affetto. A chi vorrebbe ascoltare ancora oggi una sua frase in romanaccio per assorbire la sua indiscutibile ed innegabile simpatia.
Roberto Cristiano

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