Il governo assume 80 nuovi collaboratori

Fin dalle prime decisioni assunte lo scorso ottobre, il governo presieduto da Giorgia Meloni ha apportato diverse novità alla struttura del governo, inserendo vari elementi di cambiamento rispetto alle ultime esperienze di Mario Draghi e Giuseppe Conte. Il fattore più evidente è quello che riguarda la denominazioni di alcuni ministeri, dove sono state rispolverate vecchie diciture (ad esempio, quella di “Sicurezza energetica” al posto della precedente “Transizione ecologica“) mentre altre sono state introdotte ex novo (come quella della “Sovranità alimentare“, ma anche il riferimento al “Merito” accanto a quello di “Istruzione”).

Eppure, a livello operativo, la variazione che incide in maniera determinante sugli equilibri della maggioranza è quella relativa alla nomina di due vicepremier, individuati nelle persone di Antonio Tajani e del segretario leghista Matteo Salvini. Una scelta che serve alla presidente del Consiglio per tenere in equilibrio i rapporti con gli alleati e che si richiama allo schema già sperimentato durante il primo periodo di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, quando proprio il leader del Carroccio venne inserito alla casella n°2 assieme a Luigi Di Maio.

Il governo nomina 80 nuovi dirigenti: chi entra nello staff di Giorgia Meloni

Ha fatto scalpore in questi giorni la notizia sulle nuove nomine di assistenti e collaboratori che andranno ad affiancare premier e vicepremier nelle attività di loro competenza. Stiamo parlando di ben 80 persone che a stretto giro verranno nominate per entrare a fare parte dello staff dirigenziale del governo. Una schiera di nuovi dipendenti pubblici di “alto profilo” (questa ormai l’etichetta ricorrente per identificare gli aiutanti dei vertici istituzionali) in cui compaiono sia personalità politiche che figure tecniche, molte delle quali già ampiamente conosciute dal corpo elettorale.

Tra gli incarichi più delicati ci sono, come è ovvio che sia, quelli che compongono lo staff di Giorgia Meloni: la leader di Fratelli d’Italia ha voluto al suo fianco la fidata Patrizia Scurti (capo della segreteria particolare, con uno stipendio lordo di 180mila euro all’anno) e la “coordinatrice di eventi di comunicazione” Giovanna Ianniello (compenso di 160mila euro annui). Sempre per quanto riguarda la comunicazione, approdano a Palazzo Chigi anche Mario Sechi (navigato giornalista, già direttore dell’Agi, che sarà il nuovo capo ufficio stampa) e Fabrizio Alfano, già portavoce di Gianfranco Fini nella sua esperienza da presidente della Camera: per entrambi le cifre parlano di circa 120mila euro annui di retribuzione.

Palazzo Chigi allarga le squadre dei vicepremier: chi sono gli aiutanti di Salvini e Tajani

A queste figure se ne aggiungono circa altre 25 di minor peso (a parte Gaetano Caputi, capo di gabinetto, di cui già da tempo sappiamo che guadagna ben 221mila euro annui). Ma anche i due vicepremier non paiono essere da meno. Partiamo da Antonio Tajani: l’esponente di Forza Italia, nonché ministro degli Esteri, può contare sull’aiuto di Sestino Giacomoni (storico esponente azzurro, suo consigliere per “le politiche economiche e imprenditoriali” con 50mila euro di stipendio), ma anche su quello del celebre regista cinematografico Pupi Avanti (ingaggiato come “esperto di iniziative culturali”). Anche per il vice di Silvio Berlusconi, l’elenco dei collaboratori non si ferma chiaramente qui, arrivando circa a quota 20.

Un discorso simile è quello che riguarda gli aiutanti di Matteo Salvini, che detiene anche la delega al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Già da tempo al suo fianco è sparito lo spin doctor Luca Morisi, che ha curato per oltre un decennio la comunicazione del capo del Carroccio. Non è invece tramontata la parabola di Armando Siri, già sottosegretario nel governo gialloverde (incarico che lasciò per una condanna penale): oggi è “consigliere per le politiche economiche, del credito e dello sviluppo sostenibile”, con un’entrata annua di 120mila euro. Assieme a lui anche molti altri volti noti della Lega, tra cui l’ex deputato Stefano Locatelli, che è stato nominato dal vicepremier come “consigliere per i rapporti con le autonomie” (tema assai caro al popolo padano), con uno stipendio di poco superiore ai 100mila euro l’anno.

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