epa09007572 Italian Prime Minister-designate Mario Draghi addresses the media to announce his list of Ministers after a meeting with Italian President Mattarella, in Rome, Italy, 12 February 2021. Premier-designate Draghi has formally accepted to lead a government after meeting with President Mattarella. Mattarella gave Draghi a mandate to form a government after outgoing Premier Conte's collapsed. EPA/Alessandro Di Meo / POOL

Il Governo Draghi: Cingolani al ‘green’, Franco all’Economia, Giorgetti al Mise, Colao all’Innovazione, Di Maio agli Esteri, Guerini alla Difesa

Mario Draghi  atteso alle 19 di ieri al Quirinale. Il presidente del Consiglio incaricato si è recato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sciogliere la riserva sulla formazione del nuovo Governo.

Intanto il Movimento 5 stelle, nel frattempo, raccoglie i cocci della consultazione su Rousseau e della reazione veemente di Alessandro Di Battista, al limite dell’addio.

 Il stile operativo di Mario Draghi  è un metodo di lavoro nuovo, silenzioso e solitario, eccezionale nel senso puro del termine, un’eccezione perché eccezionale è un Paese in crisi politica ed economica durante una pandemia.

E, con assoluta probabilità, diventerà anche il tratto dell’esecutivo dal giuramento in poi. Fare. Poche cose, ma decisive. Vaccini e Recovery, la cura e la spinta al Paese. Fare prima di informare. Ancora di più, fare prima di apparire. Persino quando sarebbe stato ritenuto assolutamente normale. In pochi ricordano che nel 2011 l’allora presidente del Consiglio incaricato Mario Monti, a cui spesso è accostato per riserbo e mood istituzionale, aggiornava la stampa sull’andamento delle consultazioni. Mercoledì, al termine del secondo giro di incontri con le delegazioni dei partiti e con quelle delle parti sociali, Draghi si è infilato in macchina ed è ritornato nel casale umbro di Città della Pieve.

Ci sono tre elementi che marcano una discontinuità rispetto al passato. E che spiegano lo spaesamento di tutti, dalla politica alla stampa, in queste ore. E che quindi, a loro volta, danno sostanza al metodo Draghi. Il primo: l’urgenza di dare al Paese un governo focalizzato sulla risposta all’emergenza. Non sul consenso individuale o su quello dei partiti. L’ha detto Sergio Mattarella, con estremo realismo. L’ha ribadito, sempre dal Quirinale, Draghi quando ha ricevuto l’incarico. Il secondo elemento: il momento è già eccezionale di per sé, non può contemplare trattative estenuanti con i partiti. Il riferimento all’articolo 92 della Costituzione (“Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri”) è la conferma che la posta in gioco è così alta da archiviare il manuale Cencelli. Solo i partiti hanno vivacchiato fino ad oggi nell’illusione di una telefonata o addirittura di una concertazione minuto per minuto. Salvo scoprire che il premier incaricato ascolta solo il Colle e tutto ha fatto, almeno fino a ieri, tranne che farsi compilare la lista dei ministri.

La comprensione di quello cha avverrà nelle prossime settimane, ancora di più nei prossimi mesi, passa dall’accettare questo reset. Non nella modalità imposta, prendere o lasciare, ma nella consapevolezza che Draghi è stato chiamato perché ritenuto il più idoneo a gestire l’emergenza del momento e la ricostruzione del prossimo futuro. Il cambio di schema nell’azione di governo l’ha imposto la pandemia. In Draghi trova il suo volto naturale, fisiologico. Chi ha pensato che potesse essere solo un avvicendamento a palazzo Chigi è rimasto spaesato.

Mario Draghi ha presentato i ministri dopo essere salito al Colle dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Domani alle 12 ci sarà il giuramento del presidente del Consiglio e dei componenti il nuovo Governo al Palazzo del Quirinale.

Sono otto, su un totale di ventitre’, le donne ministro del governo Draghi, mentre gli uomini sono quindici.

La compagine ‘rosa’ del governo è composta da Marta Cartabia, Luciana Lamorgese, Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Fabiana Dadone, Elena Bonetti, Erika Stefani e Cristina Messa. Gli uomini sono Dario Franceschini, Andrea Orlando, Federico D’Incà, Vittorio Colao, Renato Brunetta, Massimo Garavaglia, Luigi Di Maio, Lorenzo Guerini, Daniele Franco, Giancarlo Giorgetti, Stefano Patuanelli, Roberto Cingolani, Enrico Giovannini, Patrizio Bianchi e Roberto Speranza.

Otto ministri sono tecnici. Si tratta in particolare di Marta Cartabia (Giustizia), Luciana Lamorgese (Interni); Vittorio Colao (Innovazione tecnologica); Daniele Franco (Economia), Roberto Cingolani (Ambiente e transizione ecologica); Enrico Giovannini (Infrastrutture e Trasporti), Patrizio Bianchi (Istruzione) e Cristina Messa (Università).

Sono sette i ministri del governo Conte Bis confermati nel governo Draghi, che registra 16 new entry. Tra i 23 ministri del governo Draghi, 17 hanno già ricoperto ruoli di governo mentre sei sono esordienti. Questi ultimi, particolare sono Marta Cartabia, Daniele Franco, Roberto Cingolani, Patrizio Bianchi, Vittorio Colao e Cristina Messa.

DRAGHI DA MATTARELLA

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, ha spiegato su Fb il ministro della Salute, Roberto Speranza, dopo la sua riconferma al dicastero.

“Buon lavoro al nuovo governo Draghi che sosterremo con lealtà e convinzione. Auguri alla sua squadra scelta in piena autonomia dal presidente. Ora riprendiamo il cammino con impegno per fermare la pandemia e promuovere investimenti per creare lavoro, rilanciare la scuola, rafforzare la sanità e le reti sociali”, ha scritto su Facebook il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

“Ne valeva la pena?”, ha scritto sempre su Fb Alessandro Di Battista commentando la formazione del nuovo governo.

La senatrice M5S Barbara Lezzi ha scritto su Facebook che “il super ministero chiesto da Beppe Grillo non c’è. Il ministero dell’ambiente non sarà fuso con il ministero dello sviluppo economico. Eh no, perché il ricco ministero dello sviluppo economico sarà affidato alla Lega con Giorgetti. Noi non abbiamo votato per questo sulla piattaforma Rousseau”.

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