Il governo Meloni approva la ‘legge bavaglio’ che vieta di pubblicare atti di indagini

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Vietato pubblicare sui giornali passaggi testuali delle ordinanze di custodia cautelare, ma anche di quelle che stabiliscono misure più ‘leggere’ come il divieto di dimora o l’interdizione. Il governo Meloni, riunito nel Consiglio dei ministri, ha dato il via libera al decreto legislativo che mette in atto una legge approvata quasi un anno fa: è la cosiddetta ‘legge bavaglio’, chiamata così perché rispetto alla situazione impedirebbe ai giornali di pubblicare diverse informazioni sugli sviluppi di indagini in corso. Il decreto legislativo varato era stato steso e approvato a settembre, poi era andato alle commissioni Giustizia della Camera e del Senato. Queste hanno dato i loro pareri, e il governo ha dato il via libera definitivo. L’esecutivo ha accolto alcune delle richieste delle commissioni, ma non tutte: in particolare, non ha alzato le multe per chi violerà la nuova legge. In Parlamento, però, ci sono già diverse proposte di legge che intervengono sullo stesso tema proprio per aumentare le sanzioni. Il cosiddetto ‘bavaglio’ era stato proposto lo scorso anno dal deputato di Azione Enrico Costa, nel frattempo passato a Forza Italia. L’effetto concreto è che sui giornali non potrà più apparire il contenuto testuale delle ordinanze di custodia cautelare, cioè degli atti con cui i giudici motivano l’approvazione di misure come gli arresti domiciliari o la custodia cautelare in carcere. Ma non solo: il governo ha allargato il raggio della legge, come chiesto dalle commissioni parlamentari, e saranno incluse anche le ordinanze per misure cautelari meno pesanti, come l’obbligo o il divieto di dimora o l’obbligo di firma. Escluse, invece, le ordinanze per i sequestri.

“I processi segreti si fanno nei sistemi liberticidi e non certamente nei sistemi democratici. Il processo è per sua natura pubblico ed è la cifra di una civiltà democratica di un Paese avere un processo pubblico”. Così, a margine di un’audizione parlamentare, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia commenta il bavaglio sulle ordinanze cautelari diventato legge lunedì, con l’approvazione definitiva in Consiglio dei ministri. La nuova norma impedisce ai giornali di citare tra virgolette i provvedimenti con cui i gip applicano le misure cautelari personali, come la custodia in carcere o gli arresti domiciliari, mentre rimane consentito pubblicarne il “contenuto“, cioè la sintesi affidata a chi scrive. “Non capisco il senso di questa chiusura alla pubblicità”, osserva Santalucia. “Meglio pubblicare un testo per come è stato redatto dal giudice che affidarsi al riassunto di un giornalista perché, su alcuni aspetti tecnici, il riassunto potrebbe, incolpevolmente, tradire il senso, enfatizzare alcuni aspetti, svilirne altri e questo a detrimento della corretta informazione. Se un soggetto viene privato di un bene primario, la libertà, è bene che tutti sappiano, perché il controllo pubblico è uno dei controlli più efficaci”, sottolinea.

 

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