Il governo Draghi ha giurato: tecnici di prim’ordine e molti politici confermati o riesumati , tra i quali molti non avevano lasciato bei ricordi. Ad onore del vero, però, non si poteva fare altrimenti per non alterare equilibri politici e di sistema. E’ nato quindi il governo che sarà giudicato dai fatti e non dai nomi. I partiti usciti dalla porta sono rientrati dalla finestra: un Pd dilaniato da lotte intestine e in eterna sofferenza, rappresentato da tre capicorrente; una Forza Italia spostata verso il centro per distinguersi dal ‘fu’ suprematista Salvini; la Lega con Giorgetti e Garavaglia pseudo europeisti. I Cinque Stelle riconfermano Di Maio che senz’altro è il più coerente di tutti e filo governativo, ormai, di lungo corso. I rapporti con il Parlamento vanno ai 5 Stelle che rappresentano la forza di maggioranza più numerosa, mentre gli affari regionali toccano al centro destra che governa il maggior numero di regioni. Ma al di sopra di tutti c’è la leadership del Prof. Mario Draghi, che gestirà da solo molti dossier, a cominciare dai rapporti con l’UE e le questioni che ne conseguono. A lui toccherà l’arduo compito di spendere e non tagliare e non sarà compito facile. Le emergenze indicate dal Quirinale, sanitaria economica e sociale sono a tutt’oggi irrisolte. Il piano di vaccinazione affidato ad Arcuri e presentato con una campagna di comunicazione addirittura affidata a noti architetti e costata decine di milioni di euro, ad oggi, è al palo, in quanto ad organizzazione, a prescindere dal ritardo dell’invio dei vaccini da parte delle case farmaceutiche. Poi c’è la grande partita dei Recovery fund, in cui sì è perso il governo Conte dimostrando tutta la sua inadeguatezza e incompetenza. 209 miliardi di euro sono tanti, ma se non ben gestiti possono diventare niente, anzi aumenterebbero in modo definitivo il debito pubblico che andrebbe a scaricarsi sulle future generazione senza via di uscita. Si tratta di convertirli in investimenti che creino lavoro per coloro che lo hanno perso e nei prossimi mesi perderanno ancora e, soprattutto per i giovani che non l’hanno mai trovato. Su questo saranno giudicati i Ministri che hanno giurato nelle mani di Mattarella e non per le loro passate carriere professionali o politiche. Si possono già immaginare i temi che alimenteranno le tensioni/scontri tra i partiti che compongono la maggioranza di governo. La scuola dove i sindacati già hanno dissotterrato l’ascia di guerra, appena si è parlato di prorogare il termine dell’anno scolastico a fine giugno. La politica dell’immigrazione, che con l’avvicinarsi della primavera e l’attenuarsi della pandemia tornerà a farsi sentire e richiederà una condivisione di obiettivi. La giustizia sulla cui riforma si continua a parlare inutilmente da trent’anni e che mai come oggi ha bisogno di un cambio di passo senza precedenti, per non parlare poi della riforma dell’organo di autogoverno dei magistrati travolto da uno scandalo senza precedenti di cui tutti parlano ma nessuno ha avuto, fino ad oggi, il coraggio di agire, Quirinale compreso. Per Draghi sarà complicato tenere insieme le diverse anime che compongono il governo da lui presieduto. Quindi la navigazione del nuovo esecutivo dovrà affrontare molti ostacoli; l’importante è farlo con la consapevolezza di quanto sia grave la situazione del nostro Paese e di quanto gli italiani stiano soffrendo e ai quali bisogna ridare speranza con provvedimenti concreti. Alla fine la discesa in campo di Draghi è stata la migliore soluzione: adesso bisogna partire e fare bene e in fretta, con l’augurio che tutti i partiti della maggioranza in modo coeso mirino tutti all’unico obiettivo. Salvare l’Italia e gli italiani.
Andrea Viscardi