Il Paese sull’orlo del precipizio e il Governo si gira dall’altra parte

Si sfida sull’orlo del consenso l’unione Europea, convinti di avere ragione. Si illudono che un trionfo sovranista alle prossime elezioni europee di maggio 2019, possa cambiare l’architettura politica, economica e finanziaria dell’UE.Il potere stordisce, specie quando ci sono molti posti da spartire e non si hanno le capacità di farlo.Gran parte dell’Italia che produce teme un tracollo e per questo timore molte aziende hanno smesso di investire e di assumere. Non si può reggere un’economia con uno spreeed oltre 300 in modo costante; molte banche sono in affanno e scaricano sui risparmiatori e i loro debitori le proprie sofferenze. Ma questo rischio non è ancora ben percepito dall’opinione pubblica.Se dovesse poi attivarsi la procedura infrazione per violazione delle regole di bilancio, sarà arduo resistere all’onda d’urto della speculazione, specie se dovesse andar male qualche asta dei nostri titoli pubblici e sorgessero problemi di liquidità. Andrebbe in frantumi anche l’alleanza tra Lega e 5 Stelle, e sarebbe alquanto complicato fare la campagna elettorale dopo aver provocato al Paese ingenti danni.E’ chiaro a tutti che l’Italia è isolata dal resto dell’Europa, persino dall’Austria e dall’Ungheria con cui Salvini pensava di creare un asse sovranista nel vecchio Continente. La trattativa è ormai al lumicino ed è paradossale che sia tenuta in vita ancora da quel poco di dialogo con Juncher e Moscovici, bersagli preferiti di Salvini e Di Maio. Se è ancora possibile, occorre un dialogo realista ed equilibrato per evitare la catastrofe.Il ruolo più importante lo ricopre sicuramente il Ministro dell’economia, Giovanni Tria, che all’inizio era scettico su questa manovra, ma alla fine si è dovuto arrendere e consegnarsi come ostaggio nelle mani di Salvini e Di Maio, perdendo ogni credibilità.Ma essendo lui un economista di valore e un tecnico capace, è proprio lui che deve fare un discorso di verità. Un esame serio e giudizioso dei pericoli a cui si sta andando incontro con questa avventurosa manovra finanziaria. Lo deve sentire come un dovere verso il proprio Paese. Dovrebbe denunciare pubblicamente la contraddizione di un governo che sogna il ritorno dello Stato nell’economia e dall’altro promette privatizzazioni. E farebbe bene a consigliare a molti suoi colleghi di governo di parlare il meno possible a sproposito, perché ogni volta che lo fanno generano danni al sistema finanziario.Qualche mese fa, lo stesso Tria ebbe a sostenere che il vantaggio di aumentare il deficit sarebbe stato vanificato dall’aumento degli interessi sul debito pubblico. E’ stato buon profeta, a distanza di qualche mese il quadro economico sul quale è stata modellata la manovra è cambiato. In Peggio. Occorre stimolare gli investimenti e non pensare solo a finanziare il reddito, al solo scopo di fare interessi elettoralistici, il tutto a danno del Paese.Occorrerebbe un saggio ripensamento della legge di bilancio. A questo punto al buon Tria non resta che decidere in fretta se non vuol passare come il Ministro più pavido della storia della Repubblica italiana.

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