‘Il lago dei cigni’, alla Sala Umberto di Roma

Domenica 15 settembre, nell’unica data romana, alla Sala Umberto, abbiamo assistito allo  spettacolo di danza per eccellenza, Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Rappresentato per la prima volta al Teatro Bol’šoj di Mosca nel 1877 e prima delle suite di danze composte da Čajkovskij, diventa uno dei più universalmente noti balletti classici dell’Ottocento soprattutto con le coreografie di Marius Petipa e Lev Ivanov del 1895.

Il teatro, nel pieno centro storico della Capitale, è tutto esaurito. Molti e ben composti i bambini in sala e tutti ad assistere al lavoro proposto  e prodotto dalla Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini. Il sipario è chiuso e, da dietro i tendaggi, si diffonde in sala il tema principale dell’opera.

La coreografia di Luigi Martelletta, ex primo ballerino al Teatro dell’Opera di Roma,  mantiene la base classica inserendo però qua e là  elementi di danza contemporanea e moderna. Questa scelta rende tutto più pop,  tra onde del busto, circonduzioni e mosse non usuali degli arti superiori ed inferiori. Alcune figure a gambe divaricate e piedi a martello poi non sono state il massimo dell’eleganza, così come gli elementi di voguing che ricordano i video di Madonna degli anni Novanta.

Ma tant’è, nel cercar di esser snelli e vivaci, a volte si possono prendere degli abbagli. Vistosi i trucchi delle danzatrici, che ne indurivano i lineamenti, e i costumi, molto colorati, con un’accentuazione “espressionista” da videoclip musicale.

Gli interpreti – Lilia Ivanova, Assunta Di Marino, Lucia Bini, Stefano Candelori, Luca Ricci, Lidia Arena, Micol Girasole – riescono a passare da un ruolo, e un costume, all’altro, coprendo, solo in otto, tutti i personaggi: cigni e popolani; in tutù ed in veste lunga. Se la tecnica dei primi ballerini è buona, brillanti gli assoli, il sincronismo dei movimenti di gruppo non è sempre perfetto.

La scenografia consiste di due soli fondali: la facciata del palazzo, di modesta riuscita, e il lago notturno, con tanto di luna piena e castello sullo sfondo, più gradevole.

Comunque, il pubblico applaude. Applaude tantissimo. Non solo alla fine dello spettacolo, ma anche durante, spesso disturbando la fluidità della messa in scena e della coreografia.

Barbara Lalle

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