Vito Rosario Petrocelli in aula al Senato durante la discussione del disegno di legge sulle banche popolari. Roma 24 marzo 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Il M5s vuole cambiare il sistema di voto per italiani estero

Anche il M5s vuole cambiare il sistema del voto degli italiani all’estero. Il senatore Vito Petrocelli ha infatti presentato un disegno di legge per apportare alcuni correttivi alla legge vigente. “Innanzitutto – spiega – si propone di introdurre il cosiddetto sistema di opzione inversa. L’attuale disciplina legislativa consente il voto per corrispondenza dall’estero a tutti i cittadini ivi residenti, ai quali è rimessa la possibilità di esercitare l’opzione per esprimere il diritto di voto tornando in Italia. Ciò significa che devono essere svolte complesse ricerche anagrafiche con invio dei plichi elettorali a tutti gli aventi diritto. Stiamo parlando di oltre 4 milioni di cittadini italiani residenti all’estero (per la precisione 4.230.854 elettori secondo i dati delle ultime elezioni della Camera dei deputati) a fronte di una partecipazione che si è assestata intorno al 30 per cento (dati della Camera dei deputati relativi alle ultime elezioni del 4 marzo 2018: 29,84 per cento, con 1.262.422 di votanti)”. L’idea del pentastellato è quella di “invertire l’opzione nel senso che, per poter esprimere il voto per corrispondenza dall’estero, si chiede all’avente diritto al voto all’estero di inviare una comunicazione, preferibilmente per via telematica, al comune di ultima residenza”

“Per ragioni di semplificazione della disciplina e delle procedure amministrative, le stesse modalità di invio dell’esercizio dell’opzione – continua Petrocelli – sono stabilite anche per i cittadini temporaneamente domiciliati all’estero (che si trovino all’estero per un periodo compreso tra uno e dodici mesi per ragioni di lavoro, studio o cure mediche)”. A suo giudizio, così, si ottiene “un triplice risultato: a) in primo luogo si chiede ai cittadini italiani residenti all’estero di attivarsi e manifestare il permanere del legame con la comunità politica e sociale italiana; b) in secondo luogo si semplifica il lavoro degli uffici consolari, che non devono più impiegare forza lavoro e risorse per cercare di reperire gli aventi diritto al voto (poiché al momento dell’esercizio dell’opzione deve ovviamente essere indicato il proprio indirizzo di residenza), per riuscire così a concentrare ogni sforzo e risorsa nella fase di controllo delle operazioni pre- e post-elettorali; c) in terzo luogo, inviando il materiale elettorale e i plichi solo a chi ha esercitato l’opzione, si risparmiano evidentemente importanti risorse umane ed economiche (partendo dal dato secondo il quale le ultime elezioni politiche all’estero ci sono costate circa 28 milioni di euro)”.

Secondo il senatore, però, “almeno una parte del risparmio in termini di spese (postali, stampa del materiale, eccetera) debba essere destinato a coprire i costi necessari a garantire maggiore trasparenza, maggiori controlli e sicurezza delle operazioni di voto”. “In quest’ottica tali risorse, rivenienti dal risparmio di spesa, dovranno essere investite – dice – nell’implementazione delle altre innovazioni che si propongono con il presente disegno di legge, ossia per l’introduzione di sistemi di codici a barre o comunque di codici a lettura ottica o di decifrazione sui plichi elettorali (così da monitorarne il percorso ed avere certezza in ordine alla effettiva consegna al destinatario/elettore) nonché sui tagliandi del certificato elettorale”. “Dotare i seggi elettorali di appositi strumenti di lettura ottica dei codici – prosegue – permetterebbe pertanto di assicurare maggiore celerità e regolarità delle operazioni di voto e di scrutinio (a Roma), nonché una maggiore sicurezza, in quanto con l’utilizzo di tali codici sui plichi e sui tagliandi del certificato elettorale viene scongiurato il rischio di duplicazione del voto”.

Tra le altre innovazioni che proposte, “sempre al fine di semplificare le operazioni di scrutinio presso l’ufficio centrale per la circoscrizione Estero, in luogo di un unico seggio elettorale si ritiene utile creare quattro sedi presso la circoscrizione Estero, una per ogni ripartizione, in ciascuna delle quali è costituito un seggio elettorale da un minimo di 3.000 a un massimo di 5.000 elettori. Sarà cura del Ministero dell’interno l’individuazione in Roma delle strutture idonee a ospitare tali quattro sedi. A ciò si aggiunga che, al fine di garantire la più alta partecipazione possibile, dovrà essere svolta un’importante campagna di informazione – a cura degli uffici consolari – sulle nuove modalità di esercizio del voto; per tale ragione, abbiamo deciso di posticipare l’entrata in vigore delle disposizioni che disciplinano il nuovo sistema di opzione a un anno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale”.

“Infine con la presente iniziativa legislativa, poiché si ritiene indispensabile che anche le consultazioni elettorali vengano svolte attraverso nuovi strumenti tecnologici, si propone – spiega – di conferire una delega legislativa al Governo, al fine di introdurre, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, un sistema di voto e di scrutinio elettronico limitatamente alle consultazioni di cui alla legge n. 459 del 2001”. “Il voto elettronico difatti – insiste – è in grado di offrire, oggi, maggiori garanzie di trasparenza rispetto alle operazioni elettorali tradizionali e, allo stesso tempo, semplifica le operazioni di voto per gli aventi diritto (come ad esempio gli errori involontari che invalidano l’espressione della volontà dell’elettore) ma anche in sede di scrutinio (annullando i margini di interpretazione delle schede nulle ed automatizzando lo spoglio dei voti espressi senza la necessità di verifica di ogni singolo voto)”.

“I princìpi e i criteri direttivi all’interno dei quali deve essere esercitata tale delega sono in sostanza, i seguenti: tutelare la segretezza del voto; garantire la chiarezza e la comprensibilità del sistema di voto; valutare prioritariamente l’introduzione di un sistema di voto attraverso l’utilizzo della piattaforma cosiddetto blockchain, oppure, in caso di impossibilità di utilizzo di tale sistema tecnologico e informatico, introdurre un sistema di voto da remoto per permettere all’elettore di esprimere il voto tramite una qualsiasi macchina connessa alla rete, previa identificazione e autenticazione”, conclude.

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