Leggevo oggi un articolo di Francesco Merlo che su “La Repubblica” ha scritto di quelle “brava ragazza” che in quanto grillina agitava in simultanea braccia e gambe. Questo mi fornisce occasione gradita per parlare di merli, di grilli e di lupe. Anzi di lupacchiotte che, caso vuole, identifichiamo in Loredana Lupo, la “brava ragazza” che ieri sera guidava la squadraccia di cinque stellati che a Montecitorio urlava: “dittatura, dittatura!”. Parliamo quindi di grilli parlanti e non di grilli webbanti. La differenza non è da poco. Dicunt, che uno schiaffo questore abbia rintuzzato la grillina per zittirla. Nella fattispecie parliamo di Stefano Dambruoso, deputato montiano, questore della Camera ed ex magistrato. Ascoltandolo ci dice che la mano non era la sua e come ex magistrato avrà sicuramente ascoltato, naturalmente un reo non confesso, che diceva quando era sorpreso con la grana nel sacco: e chi me li ha messi? Non sono miei e non li ho messi io in tasca! La lupa di cui parliamo era fortemente digrignante e voleva sbranare la presidente Boldrini che doveva approvare il decreto Imu-Bankitalia. Per la prima volta nella storia la presidente ha fatto uso della ghigliottina, strumento regolamentare che permettere di recidere l’ostruzionismo parlamentare. Ha quindi, e di fatto, ghigliottinato lupa e grillini. Un grillo ghigliottinato, credetemi, è cosa ghiotta per scrivere e divertirsi. Quindi, e fuor di scherzo e di metafora, grillini pensano che porre dei limiti sia un esercizio mafioso secondo le parole di Manlio Di Stefano, deputato grillino della porta accanto, pulito e garbato. Vi prego scusatelo se ieri scalciava e strepitava al grido di “corrotti, corrotti”. Parliamo, sia chiaro, di un ingegnere informatico. Alla fin fine, diciamolo pure, ad essere ghigliottinate con questi presupposti sono state le istituzioni. Per il resto vale la pena di spendere qualche parola per l’intesa storica per la legge elettorale, opera di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, che domani passerà alla prima votazione segreta sulla pregiudiziale di costituzionalità. Renzi telefonando a Giorgio Napolitano ha comunicato il “parto”. La levatrice è stata Denis Verdini. In realtà siamo fuori della Costituzione che prevede che il premio di maggioranza debba scattare 50,1% e non al 37%. Lo sbarramento per i piccoli partiti è stato fissato al 4,5%. Il tetto fissato al 37% è sicuramente in contrasto con la Corte visto che viola il principio di eguaglianza già censurato nel Porcellum. Altri discorsi restano aperti per le preferenze, considerato che gli italiani votarono nel referendum del ’91 per la preferenza unica, essendo note le irregolarità delle preferenze multiple. Restiamo quindi alla finestra aspettando lo sdipanarsi del gomitolo. C’è da dire, al di la di tutto, che ormai si sente parlare solo di Porcellum, di Mattarellum, di Italicum, di Vampiricum e di cum, cum, cum, senza constatare che debba esistere un “cum grano salis” che possa proporre realtà accettabili e digeribili…
Roberto Cristiano