Il Mes, l’Italia e la sua reticenza alla ratifica

Chiuse le urne delle elezioni europee, riprendono le richieste all’Italia affinché ratifichi il trattato sul Mes al quale sono state apportate alcune modifiche. Il 20 Giugno alla riunione del Consiglio dei governatori che si è tenuta a Lussemburgo, il direttore esecutivo Pierre Gramegna, ha fatto ventilare l’ipotesi di un ulteriore riforma dello strumento finanziario, ma ha sottolineato la necessità della ratifica da parte dell’Italia della precedente riforma onde permetterne l’entrata in vigore. Il Ministro italiano dell’Economia, Giorgetti ( Lega), ha manifestato interesse per la possibile ulteriore modifica, ma ha ribadito che ad oggi non sussistono le condizioni politiche per una ratifica, anche perché la richiesta in tal senso avrebbe lo scopo di una sorta di conditio sine qua non, per il coinvolgimento dell’Italia alla formazione del nuovo governo europeo. Riteniamo che al Ministro sfugga un dato cronologico: la riforma del Mes in attesa dell’approvazione italiana, è la stessa che nel 2020 era stata negoziata e successivamente adottata nel 2021, anche con l’accordo italiano e da una maggioranza di governo di cui faceva parte la Lega. Era una riforma con la quale si introduceva per il Mes la possibilità di una nuova funzione di assistenza finanziaria da utilizzare in caso di crisi bancarie molto articolate e gravi. Questa riforma è stata ratificata, ormai da tempo, da tutti i Paesi membri dell’euro, tranne che dal nostro, che con il suo rifiuto ne impedisce l’entrata in vigore. L’atteggiamento del governo italiano ed in particolare della Lega, è destinato a complicare la situazione sia a livello europeo che a quello Interno. A livello europeo perché un Mes ulteriormente riformato potrebbe creare un nuovo contenitore di risorse finanziare cui poter attingere per supportare e rendere esecutivi progetti nel campo della transizione energetica e digitale, così da rendere più competitiva l’economia europea. Ma senza la ratifica da parte italiana rimane il tutto una speranza. Sul piano interno, si sa che la Lega considera il Mes un meccanismo perverso destinato a creare politiche di austerità e bloccare la crescita economica degli Stati e come tale va abiurato. Ma si sa anche che Forza Italia e alcuni settori meloniani non condividono questa posizione della Lega. D’altra parte la Presidente del Consiglio non può che assecondare Salvini per non alterare gli equilibri interni alla maggioranza di governo, per cui è verosimile che non sarà portata in Parlamento la proposta di ratifica del Mes. Questo atteggiamento di rifiuto, però, potrebbe indebolire ancora di più la posizione della Premier nella partita per le nomine ai vertici delle istituzioni comunitarie e rendere più difficile la trattativa sulle misure e i tempi da adottare per la riduzione del nostro debito pubblico. A questo punto dovrebbe prevalere il senso dello Stato e si potrebbe proporre una ratifica del Mes collegandone l’approvazione del disegno di legge di autorizzazione ad un impegno solenne del governo a subordinare un eventuale richiesta di assistenza del Mes al voto del Parlamento. Una soluzione di buon senso che faciliterebbe la posizione di questo governo in Europa, tenuto conto che il peso in termini di voti dell’Italia non è sufficiente a modificare i rapporti di forza in Europa.

Andrea Viscardi

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