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“Il mondo che vogliamo” è il libro scritto da Carola Rackete (ed. Garzanti – 14,90 euro), giovane capitano che nel giugno 2019, con la forza di chi sente di fare la cosa giusta, ha salvato e condotto in porto 53 migranti nonostante la chiusura dei porti. Ha sfidato divieti ed autorità, ha fermato un aeroporto al fine di portare in salvo i suoi passeggeri a bordo della Sea-Watch3. Il suo libro, scritto in collaborazione con Anne Weiss, non è un capolavoro saggistico, non utilizza stratagemmi narrativi. Avrebbe potuto iniziare dall’arresto ed andare a ritroso, giocando così d’effetto. Ma Carola Rackete è una persona seria che passo passo vuole spiegare la sua storia e la grande storia, della Terra e degli uomini. Usa un periodare semplice, non si ha mai necessità di prendere un vocabolario per verificare un termine. Non usa paroloni, si capisce che il libro è stato scritto in tempi brevi. Perché i tempi sono brevi ed il tempo sta per scadere. Quello delle conseguenze del “disastro ambientale”. Con chiarezza e sequenzialità spiega come lo scioglimento della calotta polare sia intrinsecamente connesso con quel cimitero chiamato Mediterraneo. Parla della sua città, della sua famiglia, della sua formazione universitaria. Ripercorre pure le prime spedizioni di ricerca scientifica e passo passo la catena degli eventi della scorsa estate. Senza eroismi e autocelebrazione, Carola Rachete che ha rischiato di passare 20 anni in carcere qualora fosse stata giudicata colpevole, incarna il mito di Antigone. Chi sia Creonte si capisce. La legge naturale versus la legge del potere. Lei sa da che parte stare e dedica questo libro alle vittime dell’obbedienza civile. Con coerenza devolve i proventi delle vendite a Borderline Europe, organizzazione che lotta per i diritti dei rifugiati, e ha stampato il libro utilizzando energia solare. Da leggere, commovente e vero.
Barbara Lalle
