“Altro che manifestazione spontanea. C’è Mortadella dietro le sardine”, si legge nel titolo dell’editoriale firmato da Maurizio Belpietro. “Da giorni stampa e tv suonano la grancassa per la grande piazza democratica senza simboli di partito”, denuncia il direttore il quale rivela che uno dei promotori, Mattia Santori, “lavora per la rivista dell’ex Ministro Alberto Clò e di Romano Prodi”.
Quindi, secondo Belpietro, il Santori sarebbe un “ardente sostenitore del Pd”. Anche l’editorialista del quotidiano, Daniele Capezzone, va all’attacco: “Le sardine bolognesi sanno di Mortadella”, titola il suo pezzo, ribadendo che quello delle sardine non è assolutamente un movimento apartitico, visto che Santori “fa parte della redazione di Energia, rivista che è incarnazione del sistema Pd emiliano”.
A questo si può aggiungere che gli organizzatori del movimento non fanno mistero della loro affinità politico-ideologica con il Partito democratico, fatto che li colloca in passate manifestazioni di sinistra, del tenore dei girotondi di Nanni Moretti. Cosa che spinge a pensare che non sia un movimento spontaneo.
A Modena e a Bologna non c’erano bandiere di partito, ma non è difficile capire da che parte stanno quelli che vanno dalle ‘sardine’. Il Carroccio ha forse sottovalutato la portata mediatica del movimento.
‘Una delle sardine democratiche che sarà in piazza a Modena contro di me, poco tempo fa invocava il mio omicidio da parte di un giustiziere e mi raffigurava a testa in giù. Bella roba. Aspetto reazioni indignate di giornalisti, politici e merluzzi…’, scriveva il leader del Carroccio poco dopo la mezzanotte di domenica. Nel mirino una studentessa di filosofia, Samar Zaoui, tra gli organizzatori dell’evento ‘6000 sardine a Modena’. In maggio la ragazza aveva condiviso il post di una pagina ‘satirica’ con un video di Salvini montato a testa in giù, accompagnando il tutto con un commento: ‘Pregate voi, che Dio vi ascolta… Avremmo bisogno di un giustiziere sociale, di quelli che compaiono nella storia, che dopo aver ucciso vengono marcati come anarchici’.
La Rete, con le sardine, non va d’accordo. Così il post in odore di piazzale Loreto della studentessa, rilanciato da Salvini, contamina inevitabilmente la ‘purezza’ della protesta di quanti hanno scelto di identificarsi con le sardine, scegliendo come simbolo questi piccoli pesci muti e pronti a muoversi insieme, in banchi appunto, senza insegne di partito e senza slogan (al netto dei legami con Prodi e il Pd di alcuni dei «fondatori» delle sardine).
Il profilo social della studentessa è finito oscurato. Il nome della ragazza è sparito da quelli degli organizzatori dell’evento, sostituito da un altro. Indiscutibilmente augurare la morte non è proprio una modalità virtuosa di declinare la protesta civile contro la Lega, e di conseguenza l’episodio ha offerto a Salvini un assist per delegittimare la ‘democraticità’ dei pescetti che avevano riempito piazza Maggiore nel giorno della festa leghista al Paladozza.
Tutti si chiedono chi siano le sardine e fanno impensabili accostamenti definendoli ‘islamici arruolati dal PD’ per organizzare la manifestazione di Modena. Altrove si nota il fatto che i due organizzatori della manifestazione non avessero un cognome ‘modenese’, e che fossero uno libanese e l’altra con genitori tunisini. ‘Le sardine servi di mortadella detto Prodi’, scrivono, commentando un video della piazza di Modena. Altri dicono che sono stati mandati da ‘curia, PD e centri sociali.
Per le ‘sardine’ sono in programma nuove tappe: il 23 novembre a Reggio Emilia, il 24 a Rimini e il 25 a Parma, in concomitanza con la campagna elettorale di Salvini. Infine a Firenze, dove scenderanno in piazza il 30 novembre. Ma c’è fermento anche a Milano, in Puglia e in Campania.