Il muro che divise il mondo

Esattamente 25 anni fa, il 9 novembre del 1989 cadde il muro di Berlino. Nel febbraio del ’45, i tre grandi, Stalin, Roosevelt e Churcchil, riuniti a Yalta si mettono d’accordo su come spartirsi il mondo dopo la vittoria. L’Italia va all’Occidente, Berlino sarà divisa a metà, una sorta di fusibile sempre pronto per far scattare una nuova crisi. E Yalta si trova in Crimea, perché meravigliarsi se Putin l’ha voluta indietro? Nel ’48 nasce il Deutsche Mark ma è valido solo nella Germania Ovest e nel settore occidentale, di fatto sancisce la divisione e l’Armata rossa stringe d’assedio Berlino. Inizia il ponte aereo che salverà la metropoli. Il marco diventa il simbolo del miracolo economico della Repubblica Federale. La Germania rossa e l’Ostmark non reggono il confronto. Il 17 giugno del ’53, i tedeschi dell’est si ribellano, e sono gli operai comunisti a protestare contro i compagni al potere; dovrebbero lavorare di più e guadagnare di meno. La rivolta è soffocata dai sovietici, tre anni prima di Budapest, quindici anni prima di Praga. Ma basta prendere un bus o il metro per passare dall’altra parte. Migliaia di tedeschi dell’est fuggono nel paradiso capitalista, la DDR perde i professionisti, i medici, gli operai specializzati. E si alza il muro nell’agosto del 1961. Sono i lunghi anni della guerra fredda, una guerra di spie nell’ombra. Giungono le immagini di quanti tentano la fuga e vengono abbattuti sul muro, non si saprà mai il numero preciso, forse duecento. Ancora all’inizio del 1989, si prevede che il muro resterà almeno ancora un secolo. Nessuno prevede quel che sta per avvenire. I tedeschi dell’est in estate possono raggiungere l’ovest passando dall’Ungheria che ha aperto le sue frontiere. La cortina di ferro non ha più ragione di esistere. Il 9 novembre, alla storica conferenza stampa, Günter Schabowski annuncia che i tedeschi potranno andare all’ovest e tornare indietro. Il muro è caduto, poche ore dopo migliaia di berlinesi vi si metteranno a cavalcioni, a metà da una parte e dall’altra, come a esorcizzare la barriera più crudele nella storia d’Europa

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