CORLEONE (PALERMO). Quegli incontri dei turisti con Angelo Provenzano figlio maggiore di Bernardo, storico capomafia da anni al carcere duro “ledono l’immagine di Corleone”. Con questa motivazione il consiglio comunale del comune dell’entroterra palermitano ha approvato all’unanimità una mozione presentata dal Pd per invitare l’ amministrazione guidata dal sindaco Lea Savona a verificare “se vi siano le condizioni per chiedere un risarcimento ad un tour operator di Boston per danni morali a Corleone”. Angelo Provenzano, il figlio del boss di Cosa Nostra Bernardo, ha cominciato a lavorare come guida turistica e i clienti sono comitive di american che partono periodicamente per la Sicilia grazie al tour operator di Boston, Overseas Adventure Travel. Il pacchetto proposto dalla società americana prende il via da Palermo e prosegue nei giorni successivi nelle più belle città siciliane come Mazara del Vallo, Agrigento, Siracusa e Catania. La due giorni palermitana è l’appuntamento più atteso dai turisti, non solo per il tour nei monumenti storici ma anche e soprattutto per l’ illuminante discussione sulla mafia siciliana con uno dei figli di un ex boss. In pratica, Angelo Provenzano spiega ai turisti la sua storia e quella del padre. Dal punto di vista del tour operator la scelta di chiedere al figlio di un boss di trasmettere ai turisti esperienze vissute in prima persona, è un’idea un po’ cinica ma al tempo stesso comprensibile. Chi lavora in questo settore sa bene che chi apre il borsellino per un viaggio organizzato e spende, come in questo caso, anche un bel po’ di soldi, vuole vivere un’esperienza da ricordare e vuole anche vedere cose e sentire storie che valgano il prezzo del giro di giostra. Per un turista americano avere la possibilità di parlare con il figlio di un boss della mafia è un valore aggiunto notevole. Le famiglie delle vittime di mafia potrebbero trovare la scelta del 39 enne figlio di Provenzano troppo appariscente. Un tour operator gli ha dato la possibilità di parlare di se stesso e del padre a gruppi di turisti americani e lui ha detto sì, forse perché spiegare queste storie a persone che non hanno pregiudizi di sorta è un modo più facile con cui provare ad alleggerire il peso portato a causa del suo cognome.
Roberto Cristiano