Il panico di agosto

Lunedì 5 agosto il Nikkei, principale listino azionario di Tokyo ha perso il 12%, ma il 6 agosto ha recuperato un 5%.Negli Usa il NASDAQ ha perso quasi il 14% a partire da luglio, ma dall’ inizio dell’ anno ha guadagnato il 26,5%. È un indicatore che desta apprensione circa il rallentamento dell’economia americana, ma non crea panico perché nell’insieme ad oggi ha una tenuta ottimale. I mercati non sono rigidi e schematici, ma elastici e ricchi di sfumature, anche se tutti lo dimentichiamo. Passiamo ad analizzare le ragioni del panico di agosto. Il crollo delle borse è eminentemente strutturale. L’ enorme crescita delle Big Tech americane hanno dato vita ad un mercato azionario concentrato, nel senso che poche aziende hanno un enorme peso sul valore totale dei mercati mondiali. I grandi colossi americani, Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Meta e Tesla, da sole valgono più tredicimila miliardi di dollari, per chiarire, più del Pil annuo dell’ area euro. Di conseguenza il mercato azionario americano che in totale conta circa 2500 società quotate in borsa, da solo , vale il 70% dell’ intero mercato mondiale. Un colosso d’ acciaio su gambe di argilla. E il panico di agosto è dovuto alle oscillazioni di mercato determinate dalla presentazione dei conti di questo gruppo di società. Molte volte i mercati oscillano in senso negativo quando si accorgono che le azioni di questi mega gruppi, hanno un valore eccessivo rispetto ai guadagni. Si scatena il panico e tutti vogliono vendere. E’ ovvio che non tutto dipende dalla finanza, ma anche dal fatto che l’ economia americana sta rallentando, con un aumento del tasso di disoccupazione salito al 4%,  tutti indicatori negativi che fanno temere che ci si avvii verso la recessione. La banca centrale americana, Fed, ha un ampio margine di manovra, nel senso che può tagliare i tassi di interesse in qualunque momento e riportare la calma sui mercati. Intanto però il panico finanziario si è diffuso e tutti dovranno resistere, perché ci saranno nuovi crolli, senza cedere il passo all’ irrazionalità.

Andrea Viscardi

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