Una folla numerosa, migliaia di bandiere libanesi e del Vaticano, hanno atteso sin dalle prime ore di questa mattina, l’arrivo del papa a Beirut. Per la visita di Benedetto XVI quella di oggi in Libano è stata dichiarata festa nazionale. A Baabda, oltre al presidente, il Papa avrà colloqui con le altre cariche dello Stato e con i leader delle comunità musulmane.
Arrivato a Beirut, Benedetto XVI ha incontrato i leader religiosi musulmani e cristiani libanesi al palazzo presidenziale di Baabda a Beirut. Il Gran Mufti Sheikh Mohammed Rashid Qabbani, rappresentante dei musulmani sunniti di nomina governativa, ha consegnato all’inizio dell’incontro al Papa una lettera di benvenuto. In precedenza il Pontefice aveva avuto incontri con il presidente Michel Sleiman, cattolico maronita, con il presidente del parlamento Nabih Berri, musulmano sciita, e con il primo ministro Najib Miqati, musulmano sunnita.
Arrivando al palazzo presidenziale il pontefice ha percorso la salita della collina di Baabda, dove sorge il palazzo, a bordo della Papamobile, salutando una folla festante tra cui si notavano anche donne velate e con il chador nero delle sciite. Il Papa, scortato dalla Guardia presidenziale a cavallo con bandiere del Vaticano e del Libano, è stato accolto al suo arrivo da una danza araba di uomini e bambini in abiti tradizionali.
Papa: “Convivenza religioni è possibile”. “In Libano, la Cristianità e l’Islam abitano lo stesso spazio da secoli. Non è raro vedere nella stessa famiglia entrambe le religioni. Se in una stessa famiglia questo è possibile, perché non dovrebbe esserlo a livello dell’intera società?” E’ quanto ha chiesto papa Benedetto XVI durante l’incontro con i Membri del Governo, delle Istituzioni, del Corpo Diplomatico, con i capi religiosi e i rappresentanti del mondo della cultura libanese che ha avuto questa mattina nel Palazzo presidenziale di Baabda. “La specificità del Medio Oriente – ha aggiunto – consiste nella mescolanza secolare di componenti diverse. Certo, ahimé, esse si sono anche combattute! Una società plurale esiste soltanto per effetto del rispetto reciproco, del desiderio di conoscere l’altro e del dialogo continuo. Questo dialogo tra gli uomini è possibile solamente nella consapevolezza che esistono valori comuni a tutte le grandi culture, perché sono radicate nella natura della persona umana. Questi valori, che sono come un substrato, esprimono i tratti autentici e caratteristici dell’umanità. Essi appartengono ai diritti di ogni essere umano”.