Il passato si lascia alle spalle

“Splendori e miserie di un vecchio libertino” è una  elaborazione fantastica tratta da «Histoire de ma vie» di Giacomo Casanova con la  regia di Alexandra T.F. Rendhell, interpretata da  Franco Gargia e Alex Pascoli che andrà in scena il 6 ed il 7 maggio prossimi al Teatro Manatthan di Roma. In una squallida e fredda stanza, un vecchio uomo in abiti consunti, siede al suo scrittoio, scrivendo le ultime battute della sua personale, splendida commedia: è Giacomo Casanova veneziano, esiliato ospite, tollerato, del conte di Dux. Scrivendo “l’Historie de ma vie”, rievocando con i ricordi la sua splendida vita da libertino ormai alla fine, li rivive in tutta la loro potenza evocatrice: i viaggi per il mondo, ospite di riguardo nelle corti europee, gli onori, gli amori, le prigionie le avventure galanti con le donne, presenza costante e inalienabile della sua vita. Il vecchio si accusa senza pietà dello stato miserevole in cui è ridotto:“ Io soltanto io! Sempre e solo io sono stato la causa di tutte le sventure che mi sono capitate e di questo ignominioso tramonto…” Di tutto questo splendore, non restano altro che i ricordi, di cui scrive tutto il giorno e che, nell’ultima notte della sua vita, rivive in tutta la loro potenza emotiva, facendogli rivivere l’ultima straordinaria, mai cercata, anzi evitata avventura: l’incontro con se stesso, giovane, nel fiore degli anni, distolto da una dei tanti incontri galanti con una donna. Il giovane Cavaliere di Seingalt, evocato come un fantasma, dalla potenza del ricordo del vecchio morente è più seccato che stupefatto da questo incontro, visto che era stato interrotto sul più bello, “l’incontro con una donna favolosa, calda, stupenda”. Passato il naturale stupore iniziale per quella presenza, il vecchio uomo, “Ora i ricordi prendono corpo! Osano fuoriuscire dalle tenebre del passato e come immondi spettri invadere i territori della coscienza, turbando il mio rassegnato presente”, si scaglia arrabbiato, con cattiveria e astio contro il giovane, accusando l’ incoscienza e l’arroganza della gioventù e di essere l’esclusiva causa del suo misero attuale stato e non risparmiandogli neanche lezioni di morale, criticando il suo non essere stato in grado di controllare gli impulsi “ignorante delle conseguenze che attengono ad una vita dissoluta e vissuta senza scrupoli, risparmiando nulla e nessuno, nemmeno sé stessi, senza rispetto, in barba alla morale e alla decenza! facendo vacillare la mia ragione”. Il giovane, irritato, accusa a sua volta il vecchio di essere un velenoso ipocrita “Chissà perché, specie dopo una vita passata tra le dissolutezze, a godere e sprecare, si debba poi, alla fine di essa, porsi il problema del peccato e si senta la necessità di redimersi, rinnegando tutto ciò che è stato, tutto quello che di meglio abbiamo fatto nella nostra vita”. Tra botta e risposta, tra dolcezze amarezze e rimpianti dei ricordi comuni, i due personaggi, che non si guarderanno mai in faccia  si rimbeccheranno a vicenda fino al momento in cui, il vecchio uomo, forse in un definitivo tentativo di smacco e rivalsa sulla spensierata incoscienza della gioventù, svela al giovane, l’atroce destino che di lì a poco, lo colpirà: l’arresto e la detenzione ai Piombi. Un incontro per il vecchio morente con se stesso, impossibile fino a quel fatale istante, un confronto che per tutta la vita aveva evitato, data l’impossibilità di ogni ritorno e di ogni unione con se stesso, la lotta con il proprio “Doppio”, mai integrato, la certezza che il principe degli ingannatori è anche il primo degli ingannati, e che infine, l’inganno è l’unica forma in cui la vita si offre.

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