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‘Accomodatevi, siamo qui per restare’. Elly Schlein non cambia registro, impermeabile alla forte sconfitta elettorale, e noncurante ai malumori di mezzo partito, la segretaria dem non molla, aggiugendo al vangelo Lgbt e al pacifismo una nuova patrimoniale. Cerca una rivincita, affermando e sostenendo: ‘Accomodatevi, siamo qui per restare. A chi pensa che sia finita, io dico che abbiamo solo cominciato. Il cambiamento non è un pranzo di gala, è scomodo. Abbiamo un lavoro lungo davanti. Mettetevi comodi, siamo qui per restare. Andiamo avanti con le nostre battaglie. Non ci spaventano gli attacchi. Siamo qui per fare esattamente quello che diciamo. Noi non ci fermiamo, abbiamo da ricostruire una prospettiva e da dare una speranza a questo paese. Come si dice dalle mie parti: teniamo botta. C’è una votazione in Europa su un regolamento per strumenti comuni per produrre munizioni. Su questo il Pd ha due punti fermi. Noi non abbiamo alcun dubbio sul pieno supporto dell’Ucraina. Così come siamo d’accordo a un avanzamento della difesa comune europea. E’ inaccettabile utilizzare risorse e fondi del Pnrr e di coesione per produrre munizioni e armamenti. In Parlamento la destra ha affossato una mozione del Partito democratico sul caro affitti. Il governo affossa le nostre richieste per cercare di sopperire a quello che giustamente stanno manifestando gli studenti. Le comunità colpite non possono aspettare. Serve chi conosce il territorio, chi ha già lavorato con tutta la filiera. Il governo sull’emergenza è un bieco tentativo di politicizzare la ricostruzione’.
La Schlein ritorna poi, e con parole chiare, sulla patrimoniale. Pallino abituale della sinistra italiana, per cui non solo i redditi, bensì anche le ricchezze delle famiglie devono essere sottoposte a maggiore tassazione. Il Partito Democratico ha sempre voluto inasprire l’imposta su immobili e fabbricati. Letta la reintrodusse per le prime case, con Renzi fu mantenuta solo per le seconde case. L’idea della patrimoniale a sinistra è vecchia e sempre ambita: chi possiede beni immobili, auto, barche e investimenti di varia natura, deve pagare ogni anno allo stato un’aliquota in funzione di tale ricchezza. Ipoteticamente le maggiori entrate dovrebbero finanziare la ‘redistribuzione della ricchezza’ in favore dei ceti meno abbienti. La patrimoniale sarebbe per la segretaria un modo per stanare l’evasione fiscale. Puoi nascondere al Fisco le tue entrate, non i tuoi averi. Se compri un’auto di lusso o una villa al mare o una barca, ciò non sfugge all’Agenzia delle Entrate. Peccato che l’Italia è fin troppo piena di patrimoniali. Si pagano imposte su case, terreni, auto di grossa cilindrata, natanti, sul conto in banca, ecc. E al Festival di Trento Schlein l’ha riconosciuto, tant’è che non ha invocato una ‘nuova’ patrimoniale, bensì la ‘riorganizzazione’ di quelle che ci sono, modo furbo per dire che intendano aumentare le tasse senza che chi ascolta capisca. E’ questa la riorganizzazione della Schlein’. Non manca la riforma catasto per aumentare entrate. Mario Draghi la portò a compimento, sebbene il centro-destra ottenne che entrasse in vigore dal 2026. Sarebbe stata introdotta ‘solamente per fini statistici’. Schlein ha svelato cosa vi sia dietro alla riforma del catasto, che dovrebbe servire per una maggiore ‘progressività fiscale’. In poche parole la misura servirà a far pagare di più alcuni contribuenti. Colpiti dalla misura i proprietari di case nei centri urbani, in primis. I valori catastali da aggiornare risalgono al 1989 e da allora si sono evoluti seguendo tendenze che hanno molto a che fare anche con la storia dei territori. La patrimoniale di Schlein non è nuova visto che sarebbe utile per inasprire l’imposizione fiscale a carico dei contribuenti con redditi medio-alti. Punterebbe proprio sulle numerose patrimoniali già esistenti, estendendole. Prima l’imposta di successione. Ad oggi, le franchigie risparmiano dal pagamento i familiari più stretti (figli, coniugi, nipoti, ecc.) fino a eredità del valore di diverse centinaia di migliaia di euro e le aliquote verrebbero aumentate in misura considerevole. In sintesi, i lasciti dei genitori verrebbero stangati. Per il PD è giusto così: i genitori non devono trasferire ricchezza ai figli, altrimenti si perpetuerebbero le disuguaglianze sociali. Schlein invoca l’aliquota continua sul modello tedesco. Che poi non sarebbe esattamente questo il problema, quanto l’idea che le imposte sui redditi medio-alti debbano o rimanere elevate o aumentare ulteriormente. Non manca, ovviamente, l’evasione fiscale. In Italia, esiste e ammonta a 100 miliardi di euro all’anno. Solo che c’è il lato B della versione: le imprese pagano fino ai due terzi degli utili, mentre un ottavo dei contribuenti più ricchi si carica del 60% del gettito IRPEF. In altre parole, c’è certamente chi evade, ma non va scovato tra chi già dichiara tanto. E, soprattutto, se c’è un’evasione fiscale spesso per riluttanza a versare troppo allo stato, non puoi diventare ancora più vessatorio o finisci per trasformare in evasori anche chi finora è stato un contribuente onesto. La patrimoniale della Schlein p finanzierebbe la transizione energetica, il reddito di cittadinanza, gli aiuti agli inquilini, ecc. Un’Italia divisa in due: chi lavora, deve pagare; gli altri possono e devono prendere…
In un paese notoriamente caratterizzato da una pressione fiscale che ChatGPT avrebbe voglia di comparare alla “famigerata voracità di un drago affamato”, la discussione su una nuova imposta patrimoniale –come se l’IMU sugli immobili diversi dalle prime case già non lo fosse- rischia di diventare l’ennesimo passo nella direzione sconsiderata di fare un favore a chi questa pressione fiscale vuole soltanto aumentarla. Peraltro, bisognerebbe notare la scarsa o nulla frequenza con cui vengano menzionate la crescita economica e la produttività da parte dei baldi alfieri di una nuova imposta patrimoniale, in quanto più che altro stanno solleticando gli istinti di chi fa dell’invidia sociale una professione di vita.
E dall’altra parte qualcuno potrebbe cadere nell’inganno insito nel promettere una contemporanea riduzione delle imposte sul reddito, quando il rischio consiste per l’appunto nel ritrovarci –qualora il PD e qualche sua stampella destra o sinistra vincessero le prossime elezioni politiche- in un nuovo fardello per gli sfiancati portafogli dei pagatori di tasse (qui lo dico e qui lo ripeto: la traduzione letterale di “taxpayer” è espressione molto migliore di “contribuente”).
Avete altresì notato quanto poco si parli di revisione ed efficientamento della spesa pubblica? I dati disaggregati per settore mostrano chiaramente come le pubbliche amministrazioni italiane contribuiscano in maniera nulla o persino negativa all’andamento già fiacco della nostra produttività nel medio-lungo termine. Quindi, secondo una prospettiva che nella finanza pubblica italiana risale a Conigliani e Puviani, poi direttamente ripresa dal premio Nobel James Buchanan, la predisposizione di una nuova imposta –in questo caso un’imposta patrimoniale- fornisce un alibi di risorse aggiuntive per alimentare la spesa pubblica. In questo modo si rimanda in avanti all’infinito ogni progetto politico che metta insieme l’efficientamento e la riduzione di questa spesa con la spinta alla crescita della produttività e del reddito, grazie alla promessa credibile di ridurre in maniera permanente e consistente il peso fiscale sui cittadini.
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Da scienziato delle finanze sono ben conscio del fatto che qualcuno voglia far credere che l’aumento della pressione fiscale –ad esempio tramite un inasprimento dell’IMU, oppure con una patrimoniale ordinaria aggiuntiva- sia sempre giustificato a motivo dell’idea caricaturalmente keynesiana secondo cui ogni spesa pubblica faccia bene al reddito e alla crescita economica (l’antidoto a questa interpretazione di Keynes sta nel leggere il passaggio in cui egli attacca il pensiero comunista: “Come posso seguire un credo il quale, dando una preferenza al fango rispetto al pesce, esalta il becero proletariato rispetto al borghese e all’intellighèntsia che –pur con tutti i loro difetti- rappresentano la qualità della vita e contengono i semi di ogni miglioramento umano?”).
A ciò si aggiunge l’idea moraleggiante della tassazione punitiva rispetto “ai ricchi”, dimenticando che la ricchezza dei veri ricchi è principalmente finanziaria e spesso si annida in strutture societarie opache come trust e fondazioni collocati in paradisi fiscali più o meno esotici, non già in uno o due appartamenti affittati a famiglie o studenti. Quindi si fanno passare nel dimenticatoio del silenzio i veri ricchi, per i quali una congrua e sensata tassazione non può che passare attraverso il coordinamento dei paesi a livello internazionale, per punire la piccola e media borghesia, più visibile, più innocua, più esposta.
Ma lasciatemi concludere citando Francesco Forte e la sua profetica tesi di laurea scritta nel lontano 1951, qui a Pavia. Il tema è quello delle rendite fiscali, cioè dei vantaggi creati a favore di gruppi ed individui politicamente connessi e avvantaggiati grazie alla spesa pubblica stessa, e in generale all’intervento dello stato nell’economia. Qui non stiamo parlando di stato sociale, cioè pensioni, sanità, istruzione, sussidi di disoccupazione ed edilizia residenziale pubblica: stiamo parlando di rendite, di trattamenti di favore ancora più pingui, nella forma di dirigenti iper-pagati, consulenze generose, appalti ancora più generosi.
Se pensate che le uniche rendite siano quelle che derivano dall’accumulo di patrimoni piccoli, medi o grandi nel settore privato dell’economia, non è improbabile che siate stati influenzati da chi vorrebbe farvi dimenticare il lato pubblico delle rendite, cioè quelle rendite fiscali create dalla spesa pubblica e ognora giustificate dalla caricatura italiana del pensiero keynesiano di cui dicevo sopra, in un tremendo misturone di dirigismo e paraculaggine spinta.