Richiesta di dimissioni arrivati dall’opposizione dopo l’intervento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in merito alla decisione dei giudici di Roma di non convalidare i trattenimenti dei migranti in Albania. Nordio ha parlato di “sentenza che riteniamo abnorme” e ha detto che la politica ha il dovere di intervenire laddove le magistratura “esonda dai suoi poteri”, ma ha anche chiarito con fermezza che “la reazione della politica non è stata contro la magistratura, ma contro il merito di questa sentenza”, che “non è una polemica contro la magistratura”. Anzi, ha precisato, “da ex magistrato riterrei quasi sacrilego pensare che il governo a cui appartengo dichiari guerra alla magistratura. Cosa che peraltro non è e non sarà mai”. Come Nordio, numerosi esponenti della maggioranza hanno chiarito che non è in atto alcuno scontro tra poteri.
“In un Paese democratico, la cui vita democratica e civile è regolata da una Costituzione – nella quale è limpidamente scolpito il principio della separazione dei poteri – un ministro della Giustizia che sferra un attacco così pesante alla magistratura e alla sua indipendenza non può rimanere al suo posto”, hanno dichiarato Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella segreteria nazionale del Pd, Alfredo Bazoli, Federico Gianassi e Walter Verini, capigruppo Pd in commissione Giustizia di Senato e Camera e commissione Antimafia. Per gli esponenti dem Nordio sarebbe “uno dei simboli più appariscenti del fallimento di questo governo” e “l’attacco di questa mattina alla magistratura supera il segno e, calpestando lui -Guardasigilli! – i principi costituzionali, conferma la sua inadeguatezza e l’ incompatibilità con quel ruolo”.
Alla richiesta di dimissioni avanzata dal Pd si è unita poi anche Avs e M5s.