Conte ha incassato la fiducia anche al Senato, ma con la maggioranza relativa e con numeri risicatissimi. I sì si sono fermati a 156 sì (compresi i senatori a vita), contro i 140 contrari, 16 astenuti, votanti 312: un bottino inferiore a quanto la maggioranza, dopo lo strappo di Renzi aperto a Palazzo Madama, sperava di incassare. Italia Viva si è astenuta, il centrodestra ha votato contro, anche se da Forza Italia ci sono state delle defezioni, con Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi che hanno votato con la maggioranza, a cui si sono aggiunti i voti dei cosiddetti responsabili. Sul voto del senatore del Misto, Alfonso Ciampolillo, la presidente Elisabetta Casellati ha chiesto di vedere la registrazione video della seduta dopo il caos scoppiato alla chiusura della votazione e all’esclusione del voto arrivato in ritardo sulla seconda chiama. Alla fine il suo voto è stato convalidato, come quello di Nencini, due sì aggiunti last minute.
I pontieri di palazzo Chigi sono convinti che usciti indenni dal doppio passaggio formale in Parlamento, ci saranno dieci-quindici, se non venti giorni, a disposizione per poter trattare ancora e rafforzare l’esecutivo con un rimpastone e il sostegno di un congruo numero di ‘responsabili’, magari strutturati in un gruppo parlamentare, primo passo per la realizzazione di progetto politico di centro di ampia portata, con Conte punto di riferimento. Si tratta dello spazio di tempo che va dal varo del nuovo scostamento di bilancio fino all’approvazione del Recovery Fund.
All’indomani della stretta fiducia ottenuta da Conte al Senato, si va verso un vertice di maggioranza che forse si terrà già oggi. E non è escluso che Conte salga al Quirinale.
E’ inoltre prevista alle 16.30, a quanto si apprende, una riunione in videoconferenza del segretario Pd Nicola Zingaretti con il vicesegretario Andrea Orlando e i capigruppo Dem di Camera e Senato Graziano Delrio e Andrea Marcucci.
“Con il voto di ieri al Senato è stato evitato il salto nel buio di una crisi, ma ora è il momento di voltare pagina, rafforzare la forza parlamentare del governo”.
Così il segretario dem Zingaretti che indica i due fronti su cui agire: i problemi degli italiani e una prospettiva politica del governo.
“L’esito dei voti di fiducia alla Camera e al Senato dimostra che non c’era nessun altra ipotesi di governo che potesse prendere più voti nel passaggio parlamentare”, ha detto il segretario del Pd.
“Oggi i costruttori vanno cercati nel Paese, dice intanto il segretario della Cgil Landini, che sollecita il governo a convocare subito le parti sociali, a partire dal confronto sul Recovery plan, perché dai ‘ringraziamenti bisogna passare ai fatti’.
Franceschini ha anche fatto appello ai moderati: ‘Per Forza Italia è un’occasione’. Renzi intanto si dice disposto a discutere di tutto, tranne che con la destra: “Anche di un governo di unità nazionale”.
Intanto il centrodestra serra le fila e si dice pronto a chiedere elezioni, ma nella coalizione cresce l’apprensione sulla tenuta del gruppo azzurro.