Il perché del sì di Berlusconi

Mentre la maggioranza arranca alle prese con il nuovo DPCM e lo scostamento di bilancio e si affanna nella difesa dell’inadeguato ed incapace Presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, il centrodestra si divide in due blocchi: Forza Italia che con Silvio Berlusconi apre ad una collaborazione con il governo per l’approvazione della nuova legge finanziaria, in ossequio, dice il Cavaliere, all’appello fatto dal Capo dello Stato, alla collaborazione, dall’altro Fratelli d’Italia e la Lega che rimangono strenui oppositori. Secondo il leader di Forza Italia, non si possono chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie difronte al fatto che l’Italia si trova nel mezzo di una crisi senza precedenti, sia economica che sanitaria, almeno dal dopoguerra ad oggi. E’ una situazione che riguarda il mondo intero, ma nel nostro Paese si innesta su una serie di problemi storici, di diseguaglianze socio-economiche, mai risolte. Attualmente ci sono i lavoratori dipendenti che sono garantiti, soprattutto quelli del pubblico impiego. Poi ci sono gli autonomi, i commercianti, gli artigiani, i liberi professionisti che rischiano di soccombere sotto il peso di questa crisi. La rabbia di chi vede vanificata una vita di sacrifici, la paura del futuro per sé e i propri figli, richiedono massima attenzione e risposte concrete ed adeguate. Per questo non ci possono essere due Italie: una che si salva, almeno per il momento, l’altra che soccombe. L’una senza l’altra a lungo non reggerà. La condizione posta da Forza Italia al Governo per votare i prossimi scostamenti di bilancio è proprio quella di sanare la disparità di trattamento tra lavoro autonomo e lavoro dipendente, in tema di tutela necessaria. La ricetta di Berlusconi, per rimediare a tali disparità, viene illustrata, dallo stesso, nella lettera inviata e pubblicata dal Corriere della Sera e si sostanzia con le seguenti proposte: sospensione di tutti i pagamenti verso lo Stato per queste categorie, almeno fino al 31 marzo 2021, un indennizzo pari ad una quota importante del reddito dichiarato l’anno precedente, per i mesi di inattività o di grave riduzione della stessa. Una tutela che sia più o meno simile a quella dei lavoratori dipendenti che perdono il lavoro o vengono messi in cassa integrazione. Inoltre prevedere un indennizzo entro fine anno per tutti quei professionisti iscritti alle casse previdenziali private o alla gestione separata dell’Inps, che non hanno goduto a maggio del contributo a fondo perduto. Il tutto si finanzierà ancora contraendo ulteriori debiti con i mercati. ‘Un debito buono’ lo definisce Berlusconi, non soltanto per ragioni di equità che permetterebbe all’intero Paese di uscire da questa crisi drammatica, ma eviterebbe di cancellare il futuro per tutti. E proprio per ottenere ciò il leader degli azzurri con tutti i suoi parlamentari si dice pronto ad assumersi la responsabilità di lavorare e collaborare con la maggioranza, anche se politicamente ed ideologicamente distante. Intanto si augura che l’intera opposizione possa fare lo stesso. Non possiamo che augurarcelo anche noi cittadini. Difronte ad una crisi di tale portata, tutte le forze politiche, devono mettere da parte le polemiche sterili, le lotte fatue, finalizzate a guadagnare qualche consenso in più e concorrere insieme al bene dell’Italia.

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