L’America dei progressisti è in festa per l’elezione di Joe Biden: il più vecchio e soprattutto il più votato presidente di tutta la storia degli Stati Uniti d’America. Le aspettative di quanti lo hanno votato e quelle dei tanti Paesi del mondo che mai hanno sopportato il fare farsesco di Trump, sono molto alte. Da Biden e dalla prima donna che viene eletta al ruolo di Vice Presidente, Kamala Harris, afro-americana, ci si attende un cambiamento epocale. Dopo quattro anni di presidenza Trump, contraddistinta da una evanescente attività di governo. L’appello di Biden all’unità del Paese fa vibrare le corde dell’animo dei progressisti e non solo; anche tra molti esponenti del partito repubblicano si sente il malumore e il desiderio di liberarsi dal giogo soffocante trumpiano. Il Presidente in carica era arrivato al potere cavalcando l’onda di un’ ultra destra che si era opposta ad Obama ed è andato oltre. Ha dato vita a una rivoluzione populista e nazionalista che ha cambiato il volto degli Stati Uniti. Un confronto/scontro con una realtà con la quale il neo eletto Presidente dovrà fare i conti anche qualora Trump dovesse decidere di ritirarsi dalla politica. Da domani il vecchio Joe inizierà un cammino irto di ostacoli, e mentre Trump farà spettacolo facendo finta di adire le vie legali per dimostrare che le elezioni sono falsate, lui dovrà lavorare alla presentazione della task force che guiderà il Paese. In primo luogo insieme al suo Vice Presidente Kamala Harris dovrà schivare i colpi bassi e le trappole che l’inquilino uscente della Casa Bianca gli tenderà di qui al 20 Gennaio 2021, giorno dell’insediamento. Apparentemente s’insedierà un Presidente debole, costretto a fronteggiare l’ala più conservatrice dei repubblicani al Congresso e al Senato, che stando ai dati ancora non definitivi non sarà a maggioranza democratica e che finirà, inevitabilmente, per condizionare la nomina dei ministri del futuro governo. Molti osservatori rimproverano a Biden la mancanza di carisma. Non è detto però che non sia un vantaggio quando si governa, soprattutto quando come il neo eletto Presidente, grazie alla sua quarantennale esperienza politica, senatore ininterrottamente da più di quarant’anni, conosce bene la macchina amministrativa dello Stato e i giochi della politica, sa come negoziare con gli avversari interni al suo partito e con l’opposizione. Oggi Trump consegna al suo successore un Paese diviso, a tratti razzista, conservatore e populista e non può contare su un clima favorevole al dialogo. Ma essendo lui un profondo conoscitore della politica e dello Stato, nonché un abile negoziatore, saprà conciliare le opposte anime degli Stati Uniti, che si confrontano e scontrano. Il suo profilo basso gli consentirà di raggiungere traguardi che altri leader più popolari non hanno raggiunto.
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