Il Ponte sullo Stretto di Messina non sta in piedi. Clamoroso passo falso in Conferenza dei servizi

Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, MAN e WWF e i comitati cittadini messinesi “Invece del ponte” e “No Ponte Capo Peloro”, confortati anche dei pareri negativi espressi dai Comuni di Villa San Giovanni e Messina e delle Città metropolitane interessate, scrivono in un comunicato congiunto: «Oggi si apre la Conferenza di Servizi, ma è una falsa partenza e siamo già alla farsa. E’ confermato: il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina non sta in piedi, i Sindaci ne traggano le conseguenze».

Ma per associazioni e comitati la grande novità di oggi è che, «Dopo 21 anni di studi e di progettazioni inconcludenti, 221 sono le richieste di integrazione al cosiddetto PD 2024 pubblicate sul portale on-line VIA-VAS (ben 66 delle quali relative alla Valutazione di Incidenza sui siti della Rete Natura 2000 e su tutte le componenti ambientali più rilevanti) da parte della Commissione Tecnica VIA (CTVIA), del ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. attestano l’impossibilità di approvare un Progetto (non) Definitivo e il fatto che passare al Progetto Esecutivo e aprire i cantieri, prima dell’estate o entro fine anno, sia semplicemente una chimera. A questo punto i proponenti si dovranno arrampicare sugli specchi per rispondere alla CTVIA entro 30 giorni e i successivi 30 il pubblico potrà controdedurre».

Ecco alcuni punti delle richieste di integrazione della CTVIA ritenuti rilevanti da ambientalisti e comitati:

Valutazione di Impatto Ambientale – VIA:

Analisi costi benefici – manca la descrizione del contesto sociale, economico, poltico e istituzionale e un’analisi approfondita sui costi di investimento, manutenzione e gestione dell’opera.

Quadro progettuale – si elencano gli interventi previsti ma gli stessi non sono compiutamente descritti.

Cantierizzazioni – anche in questo caso solo un elenco ma non viene descritto il sistema dei cantieri.

Materie – manca un elaborato di Gestione delle materie e quindi delle terre e rocce da scavo.

Vulnerabilità – non ci sono scenari di rischio aggiornati e non sono state approfondite le condizioni di pericolosità da maremoto nello Stretto di Messina.

Aria – i proponenti devono completare il quadro di caratterizzazione della qualità dell’aria e la modellistica adottata è ferma al 2011-2012.

Rumore – le previsioni sull’impatto acustico in superficie non sono aggiornate. Traffico – i dati di traffico non sono aggiornati.

Acque superficiali – non sono individuati i corsi d’acqua superficiali caratterizzati da notevole portata e da considerevole trasporto solido, sul lato Sicilia si chiedono informazioni sulle opere che interessano direttamente e indirettamente i laghi di Ganzirri e Faro e il canale Margi sul lato Calabria non sono valutati gli impatti sulla pericolosità e il rischio sismico

Valutazione di Incidenza (VIncA):

La documentazione presentata dai proponenti non ha tenuto conto delle Linee Guida nazionale sulla redazione della VIncA nel rispetto della Direttiva europea Habitat,

I proponenti non hanno tenuto conto della Procedura EU Pilot in corso dal 2014 per il mancato rispetto da parte dell’Italia della Direttiva Habitat in  relazione alla corretta applicazione della procedura VIncA.

Mancano i Piani di Gestione della Zona di Protezione Speciale – ZPS ITA030042 “Monti peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e area marina dello Stretto di Messina” e della Zona Speciale di Conservazione – ZSC ITA030008 “Capo Peloro – Laghi di Ganzirri, lato Sicilia.

Si ricorda la VIncA negativa sugli habitat prioritari del SIC ITA03008 Capo Peloro – Laghi di Ganzirri, lato Sicilia.

non ci sono piani di compensazione e mitigazione credibili per i Laghi La Vota, le Saline Ioniche e monte Scrisi, lato Calabria

Per gli ambientalisti e i comitati locali, «Dopo questa ennesima bocciatura non si dovrebbe più dare credito a Stretto di Messina SpA e al General Contractor Eurolink (capeggiato da Webuild),  ma ora chi sta dilapidando risorse pubbliche, deve provare a integrare per la seconda volta (come fecero tra il 2011 e il 2012) il cosiddetto PD, consentendo al pubblico interessato di fare, come avvenne 12 anni fa, Osservazioni sulla documentazione che verrà prodotta ex novo per consentire il giudizio di Valutazione di Impatto Ambientale e contestuale Valutazione di Incidenza sulle aree tutelate dalla Ue»”.

Le pesanti richieste di integrazione della CTVIA, alle quali si affianca quello che i no-ponte definiscono «Uno striminzito (5 pagine) e scandaloso parere favorevole del Ministero della Cultura, pubblicato anch’esso on line», si vanno ad aggiungere alla «Demolizione del progetto contenuta nelle 534 le pagine di contestazioni e controdeduzioni delle  Osservazioni – redatte da un gruppo di lavoro di 38 esperti, tra cui 12 sono i docenti nelle diverse materie ambientali di 9 diversi atenei (Università di Firenze, Napoli, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Roma La Sapienza, Torino, IUAV di Venezia, Politecnico di Milano)» inviate l’11 aprile dalle associazioni ambientaliste e dai comitati cittadini messinesi nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale – VIA.

Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, Lipu, MAN, Wwf, Invece del ponte  e No Ponte Capo Peloro, concludono: «Il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Salvini vada a più miti consigli sul ponte sullo Stretto di Messina. Come Ministro e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, difenda l’interesse pubblico e eviti l’abbraccio soffocante e inconcludente con SdM SpA e Eurolink. Come capo della Lega, ripieghi la bandiera elettorale del ponte, sventolata invano, in vista del voto per le europee dell’8-9 giugno. Si stanno prendendo cinicamente in giro i cittadini, a cominciare da coloro che dovrebbero essere espropriati delle proprie case e dei propri terreni. La battuta d’arresto della Conferenza di Servizi è un passo falso da parte di chi ha voluto imprimere un’accelerazione ingiustificata alle procedure autorizzative. Si interrompa il gioco perverso che ha consentito al General Contractor Eurolink di incassare gran parte di quei 312 milioni di euro, spesi nel solo periodo 1981-2013 dalla Stretto di Messina SpA in studi e progettazioni, e i 26 milioni di euro per la realizzazione dell’inutile bretella ferroviaria di Cannitello. Basta usare lo Stato come un bancomat. Finiamola con questo scandalo che sta già interessando la magistratura».

 

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