Il possibile ruolo della Cina

Ritorna sul tavolo del Consiglio d’Europa il possibile ruolo di Xi Jinping. I 27 Capi di Stato e di Governo dell’UE, dopo la tre giorni del Presidente cinese  faccia a faccia con Vladimir Putin, si sono ritrovati a discutere di una possibile soluzione alla crisi ucraina. Zelensky al pari della Casa Bianca non si lascia incantare dall’iniziativa di pace della Cina, anzi si pone l’interrogativo se la sponda cinese possa tornare utile alla causa della pace o se sia solo il tentativo di affermare la sua influenza anche in Europa. L’interrogativo riguarda anche l’UE per una serie di ragioni generali e strutturali. Tutti sappiamo che l’economia europea e quella cinese sono interdipendenti: l’interscambio commerciale è pari a circa 700 miliardi di euro, equivalente a quello tra Usa e Cina. Si ha consapevolezza che isolare la Cina, sarebbe rischioso. Stati Uniti e Ue hanno reiterato l’appoggio incondizionato all’Ucraina, confermando l’invio di armi e munizioni  per fermare le truppe russe e sconfiggere Putin sul campo. Il capo del Cremlino appare sempre di più come un falco dalle ali spezzate che cerca rifugio nel nido offerto da Xi. Biden, intanto, pensa di telefonare al Presidente cinese mentre il segretario di Stato, Blinken, sta preparando una missione speciale a Pechino, dove affronterà la questione Ucraina. Potrebbe, questa, costituire un segnale per un’eventuale apertura di una trattativa. L’Europa, come accade ormai da anni, interpreta il ruolo stucchevole del convitato di pietra, quando , al contrario, potrebbe rivestire il ruolo di primo attore nei confronti di Xi Jinping e chiedergli delucidazioni in merito al primo punto del testo elaborato nella tre giorni moscovita, laddove si afferma il principio  che l’indipendenza e la sovranità dei Paesi, piccoli o grandi che siano, va rispettata e preservata.  Si potrebbe dedurre che il Presidente cinese si sia potuto riferire ai confini delineati nel 2014, quando Putin occupò la Crimea e alcune zone del Donbass. Un’ipotesi da prendere in considerazione? Sicuramente non da scartare e potrebbe diventare un punto di partenza, su cui innestare una possibile iniziativa di pace. L’Europa dal canto suo non può più nascondere il capo sotto la cenere o girare la testa dall’altra parte: occorre un’operazione di verità. Gran parte dell’opinione pubblica in Europa e soprattutto in Italia, è sempre più scettica circa l’invio delle armi al governo ucraino. Quindi il dovere dei governi europei è quello di dichiarare ai propri cittadini che non ci sono alternative alla guerra, se si vuole la sconfitta sul campo di Vladimir Putin e dovrebbe una volta per tutte smettere il ruolo di convitato di pietra e iniziare a dialogare con tutti quei Paesi non allineati, dall’India al Brasile, convincerli di aver vagliato ogni possibile via alternativa alla guerra, prima di dare l’assenso definitivo alla controffensiva ucraina di primavera, per liberare il Paese dall’invasore. Sarebbe necessario far pressione su Pechino e chiedere di rendere chiare le sue intenzioni; ma ciò può avvenire solo con un’iniziativa politica e diplomatica, improntata alla trasparenza e alla verità.

Andrea Viscardi

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