Intanto si profila uno scontro farcito di populismo mediatico: Berlusconi-Grillo "Non posso più essere il garante in Europa di un Governo che non ha più il sostegno del partito più importante del Parlamento". Con queste parole il Premier,salito al Colle, annuncia al Capo dello Stato la sua volontà di dimettersi, una volta approvata la legge di stabilità, cogliendo di sorpresa il Presidente che aveva auspicato un finale di legislatura sereno. Nello stesso tempo fa capire di avere le mani libere e,quindi, di poter pensare ad una sua eventuale discesa in campo alle prossime politiche. Con questa mossa Monti ha scongiurato il pericolo di finire nel tritacarne mediatico e populista del Cavaliere e di Beppe Grillo,lasciando gli stessi a bocca asciutta e riservandosi nel contempo l'ipotesi, ormai sempre più concreta ed attuale, di una sua discesa in campo, che gli darebbe la possibilità di spiegare al suo Paese quello che ha fatto e le eventuali ricette per il futuro. Intanto il Cavaliere, dopo la farsa dei giorni scorsi, circa il suo ritiro dalla politica, è ridisceso in campo,confermando ancora una volta che il PDL senza il suo fondatore è una scatola vuota, è come il bambino che senza i suoi genitori che lo tengono per mano non impara a camminare da solo. Col ritorno del cavaliere il Pdl non ritrova soltanto il leader, per quanto usurato e non più credibile nel Paese e negli ambienti nazionali ed internazionali che contano, ma anche il sogno che dura da vent'anni e che non si è mai realizzato e che si è rivelato solo un grande reality show in cui Berlusconi è stato regista e primo attore. Stavolta però il populismo mediatico berlusconiano dovrà fare i conti con quello di un altro attore (comico) e regista che è diventato, in antitesi alle televisioni tradizionali, il re incontrastato della rete, in arte Beppe Grillo.Stando ai sondaggi, il Movimento 5 Stelle si accrediterebbe quale secondo partito in Italia, con l'aggravante, per il PDL, che si nutre degli stessi sogni e delle stesse illusorie e fatue ricette, in materia socio economico, che in passato hanno fatto la fortuna del Cavaliere e delle sue truppe. Hanno in comune la stessa tecnica di persuasione comunicativa, la stessa caratteristica personale che tende a monopolizzare tutto e tutti, come dei veri dittatori, l'onnipresenza latente e statica nei canali di comunicazione. L'unica differenza sta nel fatto che Grillo,o chi per lui, ha avuto l'intuizione di usare la rete per promuovere se stesso ed il suo movimento, in antitesi alla vecchia televisione tradizionale dai costi altissimi. Basta guardare alle primarie del 5 stelle, una vera e propria presa per i fondelli a costo zero.Basti pensare, che su cinque milioni di potenziali elettori del movimento hanno partecipato al voto attraverso la rete in poche migliaia (si stimano in circa trentamila). Senza contare che la selezione dei candidati è sfuggita a qualsiasi forma di controllo, facendo sì che la scelta è stata decisa dal "capo" supremo; non ha caso Grillo è stato il più infaticabile sostenitore del porcellum,in barba alla democrazia che viene dal basso. Nei prossimi mesi ci sarà la battaglia finale tra due populismi che mangiano lo stesso pane usando farine diverse.Speriamo che non dimenticano di lasciarne un pezzo per i poveri italiani.
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