Il presidente albanese Rama contro Report: ‘Ma quale giornalismo d’inchiesta, è giornalismo di fango’

La ministra dell’Interno tedesco, Nancy Faeser a confronto sul tema dell’accordo tra Italia e Albania  con il nostro titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, per chiarimenti e suggerimenti a riguardo. Del resto, che la strada intrapresa dal governo Meloni sulla gestione dei flussi e per contrastare le migrazioni irregolari è quella giusta, non lo dicono soltanto i numeri. Ma lo conferma anche il fatto che la strategia di Palazzo Chigi – in particolar modo con l’accordo stipulato tra Roma e Tirana – è sempre di più seguita e presa a modello dai Paesi partner d’Europa che, di giorno in giorno, fallito il modello Gran Bretagna della delocalizzazione in Ruanda, vedono nel patto stretto tra la premier Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama, un esempio da emulare e adottare.

La riprova sta nel fatto che, se appena qualche giorno fa è stata  data notizia di come siano già 15 i Paesi che hanno chiesto alla Commissione di trovare «nuove soluzioni» per trasferire più facilmente i migranti verso Paesi al di fuori dell’Unione Europea, anche durante le operazioni di salvataggio in mare, oggi – aggiornando sul tema – corre l’obbligo di segnalare che, oltre al cancelliere tedesco Olaf Scholz e all’opposizione cristiano-democratica (Cdu), anche la ministra dell’Interno tedesca Nancy Faeser ha sostenuto esplicitamente di seguire «con interesse» come potrebbero funzionare le procedure di asilo in Paesi terzi sulla base del “modello Albania” impostato dall’Italia. Prendendo contestualmente le distanze da quello britannico, detto “Ruanda”. Del resto, già nel novembre scorso Scholz aveva detto: «Seguiremo con Migranti, quando Scholz disse: seguiremo con attenzione il modello albanese.  Il quale, anche secondo quanto dichiarato a marzo dal leader della Cdu, Friedrich Merz, potrebbe essere di «esempio» per la Germania. E anche se per Faeser resta sempre molto importante continuare a concentrarsi su una migliore protezione delle frontiere esterne e su procedure più rapide, come previsto dalla riforma del diritto d’asilo dell’Ue, scrive ancora lo Stern, attualmente il governo federale sta valutando se, e a quali condizioni, le procedure di asilo in Paesi terzi sarebbero legalmente possibili.

Tuttavia, la domanda centrale rimane: «Quale Stato sarebbe disposto ad accogliere un numero significativo di rifugiati? Quale Paese garantirebbe la sicurezza di queste persone e le rimpatrierebbe in caso di diniego dell’asilo? E tutto ciò nel rispetto dei diritti umani», ha concluso Faeser. Domande in attesa di risposta su cui la Germania sta lavorando. Seguendo, da vicino, l’esempio dell’accordo Italia-Albania.

“Mia nonna, che mi ha insegnato l’italiano, mi diceva spesso che errare è umano, ma perseverare è diabolico. A ricordarmelo adesso è questo ulteriore passo falso di RaiTre. Report, il cui conduttore clamorosamente persevera con le stesse falsità già contenute nella schifosa puntata sull’Albania”,  scrive su X il premier albanese Edi Rama, riferendosi all’inchiesta di Report di domenica scorsa sull’accordo sui migranti tra Italia e Albania.

Secondo Rama, l’inchiesta di Report è piena di “menzogne”, aggiungendo che il segretario della Presidenza del Consiglio albanese, Engjell Agaci, ha risposto nei tempi da lui richiesti dalla trasmissione, ma che le sue risposte non sono state pubblicate. Inoltre, Rama afferma che queste calunnie vengono utilizzate per attaccare il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni a spese dell’Albania. Il portale d’informazione albanese shqiptarja.com sottolinea che Rama reagisce anche alle accuse contro il fratello, Olsi Rama. Secondo Rama, nella puntata di Report, “non solo non c’era nessuna parola del contraddittorio ottenuto per iscritto dalla vittima della brutale aggressione di fango, ma si è raccontato al pubblico che il segretario Agaci ha rifiutato di rispondere. Come se non bastasse questa clamorosa menzogna, il suo giornalista è apparso il giorno dopo in una tv albanese per ribadire il suo stupore per il fatto che le sue domande non avevano mai avuto riscontro, mentre come mostrano i fatti aveva ottenuto tutte le risposte, per iscritto e nel tempo da lui richiesto”.

“Poi – prosegue Rama – lui stesso conferma che Report ha mentito quando aggiunge che ‘nella mail di risposta di Agaci, lui ha confermato di essere stato il legale di alcuni narcotrafficanti’. Se questo è Servizio Pubblico io sono Federico Fellini. E se per questo programma del Servizio Pubblico un avvocato penalista di uno Stato di Diritto, che di regola non vive difendendo santi ma difendendo presunti criminali o criminali condannati, deve per questo essere aggredito come fosse egli stesso criminale, allora qui per trovare una logica simile è inevitabile ricorrere al ricordo dell’Albania quando la figura dell’avvocato difensore venne seppellita dal regime sanguinario comunista come i lebbrosi nel Medioevo”.

“E il colmo – continua il premier – arriva quando il conduttore dice, come se avesse fatto una scoperta mozzafiato, che Agaci ‘ha confermato di aver contribuito, da quando è diventato consulente giuridico di Rama, alla realizzazione del protocollo sui migranti tra Italia e Albania, peccando anche un po’ di grossolana logica, poiché il Segretario generale del Consiglio dei ministri non è il mio consulente giuridico, ma ricopre la più importante carica istituzionale del Amministrazione Pubblica sin dal 2013 mentre il protocollo è del 2023”.

“Per rispetto del Servizio Pubblico – dice ancora Rama – e anche per un obbligo verso la dignità degli autori di questa sbagliatissima puntata di Report, provo per il momento a credere che comunque tutto questo accanimento per attaccare Giorgia Meloni a spese dell’Albania non è stato un peccato in malafede verso il mio paese e che anche l’importazione delle calunnie dall’Albania verso l’Italia (coinvolgendo negli affari del Servizio Pubblico addirittura le calunnie su mio fratello contro le quali lui aveva già sporto querela e aspetta la parola della giustizia albanese) è avvenuta solo come frutto di una insostenibile leggerezza dell’essere che sempre più spesso nei tempi odierni travolge sciaguratamente il potere nobile dell’informazione e trasforma il mondo del diritto di libertà d’informazione in un mondo di oppressione delle libertà e dei diritti umani”.

“Assicurando il conduttore che mia nonna anche da morta continua ad avere ragione – conclude Rama – gli consiglio affettuosamente di dare retta alla santa donna e di non perseverare nell’erroraccio di quella orribile puntata, ma semplicemente di chiudere questa pagina ingloriosa, possibilmente pubblicando anche questo mio piccolo contributo alla salute del Servizio Pubblico italiano”.

Il premier albanese Edi Rama, intervistato dal Fatto quotidiano, all’indomani del lungo colloquio a Report su Rai3,  non ha cambiato idea sui servizi giornalistici dedicati all’Albania dalla trasmissione di Sigfrido Ranucci. Torna a chiarire lo stato dell’arte dell’accordo con l’Italia sui due centri per migranti che tra due giorni la premier Meloni andrà a visitare. Ma soprattutto ribadisce a chiare lettere il giudizio tranchant sulle inchieste di Report, che hanno accostato il governo albanese al narcotraffico e fornito un’immagine distorta e insultante dell’Albania.

“La mia è una reazione umanamente sacrosanta a un abuso della libertà d’informazione nel servizio pubblico italiano. Dove il limite tra verità e falsità è stato totalmente sciolto!”, dice Rama.  “E poi ti dicono ‘ma si chiama giornalismo d’inchiesta…’.  Ma no, sembra una copia democratica del tipo d’inchiesta da inquisizione dei tempi di Enver Hoxha (dittatore comunista, ndr). Con interrogatori della polizia segreta e processi stalinisti. Sono sicuro che Piero Manzoni ne avrebbe fatto un altro capolavoro d’arte contemporanea. Ma non so se lo avrebbe intitolato “Merda d’Inchiesta” o “Servizio Pubblico”». Parole durissime che confermano lo sdegno contro la macchina del fango.

Il premier albanese, finito nel mirino della stampa progressista italiana e del suo partito (socialista), per l’accordo con Giorgia Meloni, non è tipo da farsi intimorire. E smaschera, conoscendoli bene, i giochetti di certa stampa. Molto chiaro anche di fronte alle fake news di Repubblica sul fallimento dell’accordo e le presunte (smentite da Rama) prese di distanza dalla premier italiana. Il Fatto incalza Rami facendo le pulci ai due centri: costi, ritardi e presunte opacità. “Ritardi? La nostra parte non è coinvolta con i piani di lavoro. L’accordo è di cinque anni e tutto il resto è nelle mani della parte italiana”. Tanto basta al giornale diretto da Travaglio per farci il titolone “I ritardi e i costi sono colpa dell’Italia”, non proprio una citazione fedele.

Il premier continua: “Secondo Domani, i centri per migranti nascono nel cuore della malavita albanese, dove agiscono i clan legati al traffico di esseri umani. I magistrati indagano. Questa descrizione è semplicemente vergognosa. Quell’area del Paese è tra le più affollate di tutta la costa adriatica. Piena di turisti da tutta Europa. Però molti di questi centri in Italia vengono conosciuti per il trattamento disumano nei confronti dei migranti. Le condizioni dovranno essere garantite dalle istituzioni italiane che gestiranno il centro”.

Mai detto – precisa ancora – che i centri non potranno funzionare. E la spettacolarizzazione della trasmissione di Sigfrido Ranucci sui guai giudiziari del suo ex vice? “Io credo che l’Albania non meriti questo perché mai come adesso nella sua storia sta vivendo una nuova era di cambiamento nella giustizia. Fare, come ho detto a Report, di un latitante una fonte di spettacolo mediatico senza mostrare una sola prova per sostenere la gravità di tale enormità, non è giornalismo d’inchiesta ma di fango”.

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