Al mattino un’escursione sull’Etna, a carpirne il respiro e l’energia vitale. Di pomeriggio, un’immersione nella produzione di opere d’arte estemporanee, ispirate dalla commistione di terra e fuoco del vulcano, e il giorno dopo la gita in barca, con lo sguardo che coglie anche il mare. Per Solveig Cogliani, Danilo Maestosi e Shuhei Matsuyama la residenza artistica “Il respiro dell’isola tra terra, fuoco e acqua” comincia e prosegue con la tentazione immediata di tradurre in bozzetti e opere, in appunti e studi ciò che hanno visto, il vulcano, le onde, spiagge e valli, percorsi e grotte. E così il rientro al B&B Nake di Nilla Zaira D’Urso, si trasforma sempre in confronto tra voci e tecniche pittoriche. Ecco quindi Solveig Cogliani, impulsiva e tempestosa come la sua pittura. Crea una tela da una carta da imballaggio. Il suo tratto dinamico ed energico imprime sull’insolito materiale uno dei suoi “cancelli” a indicare l’oltre attraverso cui si viene raggiunti dal calore e dalla luce dell’isola. Rinunciando all’uso di pennelli, Solveig si concentra senza intermediazioni, usando polpastrelli e palmi. E poi, senza fermarsi, procede anche ad una serie di bozzetti: una figura creata dalle ombre su una corteccia diventa una donna, un fascio luminoso che penetra in una grotta ispira l’avvio di uno studio sulle “sfumature” della materia. Accanto, c’è il meticoloso lavoro di Shuhei Matsuyama, artista giapponese che da anni divide il suo lavoro tra l’Italia e la madrepatria. Da una tavola di legno trattata con vernice, colla vinilica, spray e cenere vulcanica, ricrea la “sciara” attraversata qualche ora prima. L’opera avvicina l’impetuosità dell’Etna alla calma dei giardini giapponesi che l’artista ha “scovato” nelle distese laviche. C’è un colore rosso che taglia la pittura, e il dipinto ha tre dimensioni, con una carta speciale a far trasparire mare e cielo e il bassorilievo creato con manciate di polvere di lava. Per Danilo Maestosi l’ispirazione si fa strada a partire da una corteccia di Betulla raccolta durante la passeggiata mattutina tra i crateri del vulcano. Corteccia che, incollata su cartoncini neri, diventa evento centrale di sognanti sfumature di gessetti colorati. Quattro quadri che sorprendentemente dialogano e si inseguono, rimandandosi ombre e forme, a comporre un improvviso e compiuto unicum. Al calare della sera Nilla Zaira invita gli insegnanti di yoga del centro Fiore di Loto, Antonella Sgroi e Alfio Caramma, che svolgono con gli artisti ospiti una pratica di “osservazione consapevole del respiro” costruita attraverso uno studio sui suoni e sui significati della parola respiro in diverse lingue, siciliano compreso con il vocabolo “ciato” e il lampedusano “O’ scia’”.