Il SIFUS CONFALI si ritiene insoddisfatta relativamente alle politiche regionali adottate fino ad ora in materia di ‘bonifica’ ed irrigazione e che le stesse risultano essere insufficienti, poiché non puntano all’obbligo della programmazione continuativa di progetti cantierabili mediante l’utilizzo dei fondi extra regionali e dei Psr per l’incremento del comprensorio irriguo, fondamentali ai fini del riefficientamento delle infrastrutture che mirino al corretto servizio all’utenza consortile ad un costo sostenibile, poiché solo a queste condizioni può essere attuato un piano graduale di liquidazione dei debiti ai creditori”. La dichiarazione è del Segretario nazionale del SIFUS CONFALI per i ‘Consorzi di bonifica’, Ernesto Abate, il quale precisa che “ad esempio, laddove ci sono già in itinere delle leggi di riforma qual è la Legge regionale 5/2014 in Sicilia, è perfettamente inutile spendere altro tempo esclusivamente su fantomatiche riforme, com’è già accaduto nell’ultima legislatura (Governo Musumeci), ma occorre attuarle puntando sinergicamente a diverse linee strategiche d’attacco che permettono dinamicità e capacità di adattamento e perfezionamento in corso d’opera, sfruttando tutte le forze esistenti che si occupano di territorio quali Autorità di Bacino, Esa, Forestali, Consorzi di Bonifica, Protezione civile, nonché dell’esperienza acquisita dal personale a disposizione sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, attraverso l’assorbimento di questi ultimi fino al ripristino delle piante organiche variabili (POV), dimostrando di saper strutturare una collaborazione responsabile ed indispensabile per fronteggiare i cambiamenti climatici e gli eventi calamitosi sempre più violenti e ripetitivi, in un’epoca in cui è di vitale importanza il corretto contenimento, veicolazione ed accumulo delle acque, nonché della mitigazione del dissesto idrogeologico e non solo per l’economia rurale, ma soprattutto per garantire la vita sulla Terra”.
Quanto detto da Ernesto Abate, Segretario nazionale del SIFUS CONFALI per i ‘Consorzi di bonifica’, scaturisce dalle seguenti riflessioni e considerazioni che lui stesso elenca: “Premesso che i Consorzi di Bonifica sono una delle istituzioni principali per la realizzazione degli scopi di difesa del suolo, di risanamento delle acque, di fruizione e di gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico rurale e sociale e di tutela degli assetti ambientali ad essi connessi”; considerato che i Consorzi di bonifica sono enti pubblici economici a struttura associativa, persone giuridiche pubbliche ai sensi dell’art. 862 c.c., ed operano secondo criteri di efficienza, trasparenza ed economicità; considerato che l’esposizione debitoria nei Consorzi di Bonifica in molti comprensori irrigui si è ormai incancrenita e che non si ravvisano efficaci piani di contenimento della spesa, né tantomeno di rifunzionalizzazione dei servizi; considerato che per i Consorzi di Bonifica in Italia è in corso il Piano Nazionale di Resilienza e di Rilancio (Pnrr) che utilizza fondi europei; considerato che in termini di risanamento la legge da per presupposta la nozione di Piano il cui contenuto è assolutamente discrezionale; preso atto che alla base del risanamento devono essere contemplate le modalità attraverso le quali l’ente effettua il recupero dell’equilibrio finanziario e il recupero dell’esposizione debitoria; considerato che per il primo punto occorre il ripristino delle condizioni per cui le entrate consentano di fronteggiare le uscite, mentre per il secondo punto occorre un programma di ristrutturazione con previsione del pagamento (in parte integrale) dei creditori… se ne deduce che il Piano richiede considerazioni di profili industriali, finanziari ed economici e deve prevedere il mantenimento della continuità dell’impresa”.