Il Senato approva in via definitiva il ddl Varchi contro la maternità surrogata. L’utero in affitto sarà reato anche per chi va all’estero

Il Senato ha discusso una proposta di legge che rappresenta una svolta decisiva nella battaglia contro l’utero in affitto, estendendo il divieto anche agli italiani che ricorrono a questa pratica all’estero. Le Sezioni Unite della Cassazione, con la sentenza n. 38162 del 2022, avevano già chiarito che la maternità surrogata – anche gratuita – «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane», rafforzando il diniego di trascrizione degli atti di nascita di bambini nati da surrogazione all’estero.

Si parla di contrastare  la commercializzazione della vita umana, rispondendo alla narrazione della sinistra che dipinge questa pratica come un atto solidale, quando in realtà sfrutta le donne e favorisce la «genitorialità ad ogni costo» anche a scapito dei minori.

Il disegno di legge, introdotto dalla deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi, mira a rendere perseguibili penalmente anche i cittadini italiani che ricorrono alla maternità surrogata all’estero: laddove questa pratica sia consentita. Non si tratta di un’ingerenza negli affari di stati sovrani; piuttosto di una misura volta a tutelare le donne e a porre fine a questo lucroso mercato. Un giro d’affari che, secondo i dati, ha raggiunto gli 11 miliardi di dollari nel 2022 (nel 2016 era 3,8 miliardi); e si prevede arrivi a 33 miliardi entro il 2027. Questa cifra impressionante racconta molto più di quanto facciano gli slogan della “solidarietà” lanciati da molti politici discutibili. In paesi come l’Ucraina o gli Stati Uniti, il prezzo per avere un figlio tramite surrogata può arrivare fino a 300.000 dollari; ma a ricevere solo una minima parte sono le donne che mettono a disposizione il proprio corpo.

Le narrazioni che dipingono la maternità surrogata come un gesto di puro altruismo vacillano di fronte alle storie reali. Come spiega Birgit Kelle, autrice di un libro dal titolo ‘Mi compro un figlio’: l’ignobile affare della maternità surrogata, nonché attivista tedesca e giornalista che, in incognito alla Fiera della procreazione assistita di Berlino 2024 le è stato offerto un “pacchetto surrogata” per 52.000 euro, scontato a 36.000 euro per l’opzione online. «L’embrione sarebbe stato prodotto in Ucraina, la surrogata sarebbe arrivata da Bulgaria o Kazakistan e avrebbe partorito a Cipro, dove sarei stata registrata come madre. A rientro in Germania avrei avuto tutti i miei diritti di madre single», racconta all’Avvenire. Nulla in questo quadro evoca solidarietà, al contrario svela un freddo mercato in cui donne e bambini sono trattati come prodotti di consumo.

Questa mercificazione della vita umana non solo sfrutta economicamente le donne, ma crea anche profondi traumi psicologici, come testimonia Olivia Maurel, attivista nata tramite maternità surrogata oggi profondamente contraria a questa pratica. Cresciuta in Francia, Maurel ha scoperto solo in età adulta di essere nata da una surrogata negli Stati Uniti. «C’è sempre stato qualcosa di strano» nel rapporto con mia madre adottiva, come riporta La Verità. «Non mi assomigliava. È totalmente il mio opposto fisicamente […] anche dal punto vista emozionale: non c’era il classico rapporto mamma-figlia», questo, come lei stessa afferma, l’ha portata vicino ad una crisi identitaria. Il test del DNA ha poi confermato i suoi sospetti: la donna che l’ha cresciuta non era la sua madre biologica. Maurel ha espresso la propria ostilità verso questo enorme commercio di vite umane: «Praticamente è eugenetica». E ha concluso senza mezzi termini che La maternità surrogata non è altro che un vero e proprio «traffico di esseri umani».

Vittoria di sostanza non solo politica per il centrodestra visto che il Senato ha approvato in via definitiva il ddl Varchi contro la maternità surrogata. La norma vieta agli italiani di praticare la cosiddetta “gestazione per altri” non solo nel nostro Paese, dove è già illegale, ma anche all’estero nei paesi dove invece la pratica è possibile. A votare a favore le forze di maggioranza, Fdi, Fi e Lega. Hanno votato no le opposizioni. I sì sono stati 84, i no 58. Durante il dibattito si sono registrati momenti di alta tensione, suscitati dal furore con cui la sinistra si oppone a questa legge contro l’utero in affitto, scritta e pensata per le donne, e per le più fragili tra loro, oltre che per affermare il principio che la vita non è un bene in vendita e i bambini non sono merce da ordinare magari dopo averne scelto le caratteristiche su un catalogo.

La bagarre si è scatenata già sulla discussione delle pregiudiziali presentate dall’opposizione, tre, tutte respinte con 87 voti contrari. Sulle barricate sono saliti parimenti esponenti Pd, M5s e Avs, che hanno accusato la maggioranza di ogni nefandezza, dall’accanimento contro i bambini (Ilaria Cucchi, Avs) al “volgare attacco alle coppie omosessuali” (Elisa Pirro, M5S), e di incredibili derive politiche, dalla volontà di affermare uno “stato etico” (Susanna Camusso, Pd) o “confessionale” in preda a un “delirio di onnipotenza” dettato da un “desiderio narcisistico” (Roberto Cataldi, M5s). Un dibattito sull’utero in affitto, quello promosso dall’opposizione, davvero lunare, che ha mancato o dribblato totalmente il tema della tutela delle donne e dei bambini, non di rado rifugiandosi nel benaltrismo. “Vorrei partire dalla parola sfruttamento. La destra l’ha molto usata in riferimento alla Gpa (gestazione per altri, ndr). Lo sfruttamento delle donne. Non ho sentito la destra usare con la stessa intensità la parola sfruttamento però quando abbiamo discusso di provvedimenti del governo sul lavoro che colpiscono le donne”, ha sostenuto Camusso, per la quale “il reato che viene inventato dalla destra creerà discriminazioni nei confronti dei minori”.

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