L’industria della moda non vuole rimanere indietro. Sono sempre più numerosi i brand che implementano e promuovono l’ecosostenibilità, scegliendo materie prime ecologiche e un sistema che rispetti ambiente, lavoratori e fornitori.
L’Italia offre diversi esempi di adattamento della moda ai principi ecosostenibili: tra i più noti, c’è CasaGin (G di genuino, I di innovativo, N di naturale), uno dei primi brand ecofriendly italiani. Nato a Padova nel 2017, offre abbigliamento intimo vegan utilizzando materiali 100% di origine naturale e animal free nelle sue collezioni.
Ecodream (borse, zaini, portafogli), Quagga, Marisè Perusia sono solo alcuni dei nomi di aziende che nascono abbracciando la filosofia green.
Ci sono poi molti marchi leader del fast fashion, come Zara, H&M o Hugo Boss che stanno facendo grandi sforzi per unirsi alla green fashion con collezioni sostenibili.
Ma anche l’haute couture fa la sua parte. Basta pensare ai puddle (stivaletti in gomma) di Bottega Veneta, stampo monopezzo e punta voluminosa, o alla collaborazione di Balenciaga prodotta da Crocs per la sfilata primavera/estate 2022.
Oggi l’attenzione verso i tessuti (biologici, riciclati o rigenerati) e le lavorazioni a basso impatto ambientale è imprescindibile per l’industria della moda che, dopo quella petrolifera, è la più inquinante al mondo.
Tematiche, queste, che nel 2017 hanno spinto la Camera nazionale della moda ad istituire un premio istituzionale per la moda sostenibile.
Dal prossimo anno, il noto riconoscimento assumerà il titolo di CNMI Sustainable Fashion Awards e sarà realizzato in collaborazione con la Ethical Fashion Initiative delle Nazioni Unite.
“Sono le visioni del futuro, non quelle del presente, che ci devono guidare in un processo di consapevolezza e trasformazione che si preannuncia entusiasmante, in cui la moda, con la sua complessità e i valori che rappresenta, può essere territorio attivo di interrogazione e giocare un ruolo importante» ha detto Carlo Capasa, presidente della Cnmi . “Non solo per quanto riguarda la sostenibilità nel suo significato più vasto, ma anche i valori dell’inclusione e della diversità, in un’ampia e articolata presa di coscienza che ci aiuti a superare ogni genere di discriminazione. Di questo parla il manifesto della diversità e dell’inclusione che abbiamo sentito la necessità di fare nel 2019. Un punto di partenza programmatico che diventa impegno quotidiano, che plasma il nostro modo di pensare”.
Piera Toppi