Quando sarà ormai troppo tardi Salvini e gli italiani capiranno che la vera emergenza italiana non è l’ondata di immigrazione, ma l’emigrazione giovanile dal Sud: il 72% di chi lascia le regioni del Mezzogiorno ha meno di 34 anni. A far luce sulla gravità del fenomeno è il rapporto annuale sull’economia e sulla società del Mezzogiorno della Svimez. Basta mettere alcuni semplici dati in rapporto tra loro: sono più i meridionali che emigrano al Centro-Nord o all’estero per lavorare o studiare che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali.
L’associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno definisce “preoccupante la crescita del fenomeno dei ‘working poors’”, ovvero del “lavoro a bassa retribuzione, dovuto a complessiva dequalificazione delle occupazioni e all’esplosione del part time involontario”. Nel 2019 “si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud”.
Nel 2017, si spiega, “il Mezzogiorno ha proseguito la lenta ripresa ma in un contesto di grande incertezza e senza politiche adeguate rischia di frenare, con un sostanziale dimezzamento del tasso di sviluppo” nel giro di due anni (dal +1,4% dello scorso anno al +0,7% del prossimo).
“Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati”. È questo il “bollettino di guerra” della Svimez sulla fuga dal Sud, il cui peso demografico non fa che diminuire. La Svimez lancia l’allarme sul “drammatico dualismo generazionale”.
E spiega: “Il saldo negativo di 310 mila occupati tra il 2008 e il 2017 al Sud è la sintesi di una riduzione di oltre mezzo milione di giovani tra i 15 e i 34 anni (-578 mila), di una contrazione di 212 mila occupati nella fascia adulta 35-54 anni e di una crescita concentrata quasi esclusivamente tra gli ultra 55enni (+470 mila unità)”. Insomma, sintetizza, “si è profondamente ridefinita la struttura occupazionale, a sfavore dei giovani”. Ma il governo di occupa solamente di tenere ferme in mare navi con 30 persone a bordo. La vera emergenza, però, è questa.