Dopo mesi di attesa, il Senato ha dato il via libera alla revisione dell’articolo 119 del Decreto Rilancio, spostando ufficialmente la scadenza del 31 marzo 2023 al 30 settembre 2023 per le detrazioni fiscali del 110% per le unifamiliari.
Una notizia attesa con grande interesse da parte dei contribuenti, soprattutto dopo l’annuncio del ridimensionamento della detrazione per le spese sostenute nel 2023.
La proroga della scadenza per le unifamiliari è stata accolta con grande sollievo dagli operatori del settore edilizio, costantemente in attesa che ripartano i canali di acquisto dei crediti fiscali. La precedente scadenza, fissata al 31 marzo 2023, aveva generato non poche preoccupazioni per molti cantieri rimasti in stand by a causa dell’assenza di liquidità.
La modifica approvata da Camera e Senato, che sposta il termine al 30 settembre 2023, darà alle famiglie proprietarie di case singole un po’ di respiro e la possibilità di portare in detrazione al 110% le spese sostenute. Tuttavia, l’entrata in vigore di questa modifica potrebbe subire dei ritardi, in quanto il percorso di conversione del D.L. n. 11/2023 dovrebbe concludersi non prima di metà aprile.
Il decreto legge che prevede lo stop allo sconto in fattura e alle cessioni rappresenta un importante spartiacque per il mondo dell’edilizia. Il nuovo DL Superbonus ha confermato, come data limite per richiedere lo sconto in fattura e le cessioni, il 17 febbraio 2023. In passato, le cessioni hanno permesso di effettuare lavori senza tirare fuori un euro di tasca, garantendo ai bonus un successo indiscutibile.
Tuttavia, queste operazioni hanno anche fatto lievitare i costi per lo Stato e hanno creato un terreno fertile per la proliferazione di frodi. Di conseguenza, la decisione di mettere fine a questa pratica era inevitabile, al fine di garantire maggiore trasparenza e legalità nel settore dell’edilizia.
Non tutte le agevolazioni fiscali saranno interessate dallo stop alle cessioni previsto dal decreto legge. Infatti, sono state previste alcune eccezioni per alcune categorie di lavori.
In primo luogo, saranno escluse le detrazioni fiscali per la rimozione delle barriere architettoniche, così come quelle per gli immobili danneggiati dalle alluvioni nelle Marche e dai terremoti. Anche Iacp, onlus e cooperative di abitazione potranno continuare a beneficiare delle cessioni. Inoltre, lo stop non toccherà i lavori di riqualificazione urbana.
La Commissione alla Camera ha introdotto una novità riguardante l’edilizia libera, che comprende la sostituzione degli infissi e delle caldaie. Nel caso in cui non si sia ancora avviato il lavoro entro il 16 febbraio, è possibile ottenere il diritto a sconto e cessione mediante il versamento di un acconto. Tuttavia, qualora non si disponesse di un acconto, sarà necessario dimostrare l’esistenza di un accordo vincolante attraverso una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. È importante tenere a mente che l’emissione di una dichiarazione falsa comporta la responsabilità penale.
Inizialmente, il Superbonus prevedeva un’agevolazione fiscale del 110% per le spese sostenute, suddivisa in 5 quote annuali di pari importo. Tuttavia, la Legge di Bilancio 2022 ha modificato la durata della fruizione della detrazione, riducendola a 4 anni per tutte le spese sostenute dopo il primo gennaio 2023. Questa modifica ha reso ancor più difficile per i contribuenti ottenere il rimborso sull’IRPEF.
Grazie al DL Superbonus, i contribuenti che sostengono spese dal primo gennaio al 31 dicembre 2022 potranno usufruire della detrazione in modo frazionato, scegliendo di ripartirla in 10 quote annuali a partire dal periodo d’imposta 2023. Questa opzione consentirà ai contribuenti di gestire in modo più agevole il recupero della detrazione e di diluire nel tempo gli oneri fiscali.
Per coloro che non hanno avuto modo di cedere le proprie detrazioni entro la scadenza del 31 marzo, esiste ancora la possibilità di farlo mediante il pagamento di una sanzione pari a 250 euro. Una novità importante riguarda la possibilità di effettuare la comunicazione, anche se il contratto di cessione non è ancora stato concluso, grazie all’approvazione di Camera e Senato. Inoltre, è stata applicata la remissione in bonis fino al 30 novembre, consentendo ai contribuenti di regolarizzare la propria situazione senza incorrere in sanzioni maggiori.
Il problema dei crediti incagliati rappresenta un tema cruciale per l’economia italiana, e la soluzione a questo problema è lasciata principalmente ai privati. È stato proposto di creare un veicolo finanziario per la compravendita dei crediti incagliati, al fine di favorire il loro smaltimento.
Inoltre, le banche potranno ancora utilizzare gli spazi fiscali disponibili per la gestione di questi crediti. Tuttavia, coloro che hanno esaurito gli spazi fiscali per la gestione dei crediti incagliati, potranno ancora smaltire fino al 10% dei crediti scontati annualmente tramite una compensazione con i buoni del Tesoro. Queste emissioni, invece, partiranno soltanto dal 2028.