di Andrea Viscardi
Finalmente i partiti che sostengono il Governo hanno trovato l’intesa sulle riforme che si articolerebbe in tre punti fondamentali:riduzione del numero dei parlamentari, un rafforzamento dei poteri del Premier, una riduzione dei tempi nell’approvazione delle leggi attraverso il cambiamento delle norme regolamentari di Camera e Senato. Un atto dovuto nei confronti del Capo dello Stato che in questi ultimi tempi, con i suoi messaggi, ha spronato i partiti a dare una risposta ad un’opinione pubblica sempre più disorientata. Il successo sempre più crescente del governo Monti, poi, ha messo ancor più in evidenza l’inadeguatezza del sistema partitico in generale, per cui dopo anni di contrasti assistiamo ad una sorta di pax temporanea che porta ad un accordo per le riforme istituzionali. Che da un lato tende a buttare, per così dire, il fumo negli occhi all’opinione pubblica con la speranza di riacquistare una credibilità ormai irrimediabilmente perduta, dall’altro a riprendere in mano il potere nel Paese che è saldamente in mano al Governo dei tecnocrati. Ma ancora una volta hanno trovato il modo di rinviare la discussione sul cambiamento della legge elettorale a dopo le amministrative di maggio con la scusa di por mano prima alle riforme istituzionali. La verità è un’altra e diversa è la motivazione di ogni forza politica presente in Parlamento. La PDL teme un calo di consensi a maggio per cui converrebbe loro di rimanere attestati sull’attuale sistema maggioritario e bipolare in caso di sconfitta: ma in caso di vittoria Berlusconi rinuncerebbe all’idea bipolare che ha caratterizzato il suo ventennio? Quindi per intraprendere la strada del proporzionale alla tedesca di cui tanto si parla in questi giorni, occorre che la PDL non solo esca sconfitta dalle amministrative di primavera, ma addirittura imploda lasciando il campo alla costituzione di un terzo polo moderato e centrista che accolga i transfughi della PDL e quelli del PD. Ma a questo punto non converrebbe a Bersani che sta sostenendo il Governo Monti che ha varato riforme che penalizzano gran parte dell’elettorato del Partito Democratico .Quindi, se ci sarà una riforma istituzionale, quest’ultima dovrà fare i conti con la riforma elettorale che a sua volta dipenderà in gran parte dall’esito delle amministrative di maggio e da come ne usciranno i partiti che sostengono il Governo. Di un fatto si può essere certi che le tenteranno tutte per mantenere l’attuale status quo.