Detriti, distruzione, macerie. E’ quello che resta di una terra , l’Emilia, che da un mese ed oltre non smette di tremare, rendendo sempre più ostica l’attesa, per chi ancora ci spera, che tutto possa tornare alla normalità.
Nel frattempo tv e giornali si spendono in accurati servizi, che documentano nei minimi dettagli i danni che il sisma ha provocato. Peccato che le aree di interesse mediatiche siano esclusivamente quelle dell’ “Emilia in”, mentre nulla è stato detto di zone etichettate come marginali.
È il caso dell’intera fascia di terra compresa tra il modenese, il mantovano e il reggiano che tanto offre all’Italia in termini economici e culturali, ma che dopo il sisma rischia il collasso.
Interi ettari di terreni destinati all’agricoltura potrebbero scomparire per sempre. Analoga sorte per i vigneti, uno dei pilastri dell’economia della zona.
Per non parlare del cuore delle produzioni emiliane: il parmigiano reggiano. Diversi gli stabilimenti distrutti dal sisma, svariate le tonnellate di formaggi da buttare. Ovvie le conseguenze per l’economia, che ne esce in ginocchio.
Eppure nessuno finora ne ha parlato. Tutto ha continuato a tacere, nonostante in gioco ci fosse anche un patrimonio artistico rappresentato da monumento come la Chiesa ed il Campanile di Bondeno di Gonzaga, o la Casa Storica Matilde di Canossa.
Le immagini esclusive in nostro possesso, mostrano quanto fin’ora è stato celato. Grazie a queste foto ci è stato possibile riportare alla ribalta delle cronache un pezzo d’Italia che, diversamente, avrebbe rischiato di finire nel dimenticatoio. Ricostruire: questo il passo successivo. Ma che ad ogni spigolo di terra, anche a quello relegato all’ultima periferia, venga riconosciuta la propria dignità.