Per Rossella Orlandi, ben conosciuta come ‘Lady fisco’, numero uno dell’Agenzia delle Entrate, sono state giornate di ‘resistenza’ dopo che il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, dalle colonne di Repubblica, aveva chiesto la sua testa: ‘Si deve dimettere’. Il Mef aveva provato a chiudere le polemiche seguite alle parole di Rossella Orlandi che si era sfogata, nei giorni scorsi, a un convegno della Cgil: ‘Le agenzie fiscali rischiano la fine’ attirandosi le ire di Scelta Civica. Il Tesoro, anche alla luce delle polemiche sulle misure introdotte con la legge di stabilità e sul ruolo dell’Agenzia delle Entrate, difende la strategia del governo per la lotta all’evasione e conferma la fiducia nel direttore dell’Agenzia Rossella Orlandi. Il contrasto all’evasione fiscale ‘è una priorità del Governo, indispensabile per recuperare risorse finanziarie utili a ridurre il livello medio dell’imposizione fiscale’. Quella che è cambiata alla radice è la strategia di fondo e si sta dando attuazione al nuovo modello che incentiva gli adempimenti spontanei. In questo contesto, l’Agenzia delle Entrate svolge un ruolo cruciale e le competenze maturate e consolidate dal personale e dalla dirigenza costituiscono un patrimonio che il Governo intende salvaguardare. Così come è immutata la stima nel direttore Rossella Orlandi. Il Tesoro vuole evidenziare come lo spirito di dedizione e l’esecuzione dei doveri d’ufficio lontano dai riflettori che il personale ha mostrato in tante occasioni deve continuare a essere di esempio per chiunque operi al servizio del cittadino e dell’interesse pubblico. Il ministero è impegnato nell’attività di rafforzamento organizzativo e operativo dell’Agenzia delle Entrate, anche grazie al contributo delle valutazioni chieste a Fmi e Ocse in merito a modelli efficaci nella realizzazione di un rapporto cooperativo tra contribuente e amministrazione fiscale secondo le migliori pratiche che emergono dalla comparazione internazionale. Il Mef esprime, quindi, ‘immutata stima’ per la Orlandi e apprezzamento per il ruolo ricoperto dall’Agenzia nella lotta all’evasione fiscale. Padoan, dal canto suo, si oppone con forza a Zanetti, che chiede un confronto politico immediato con lo stesso titolare del dicastero di via XX settembre e con il premier Renzi. Una fuga in avanti, quella di Zanetti, che non è piaciuta al ministro dell’Economia. Il Mef rivendica di aver cambiato alla radice il modo di contrastare l’evasione fiscale, sottolineando che si tratta di una priorità. Dall’attuazione della delega fiscale alla fatturazione elettronica, Padoan prova a fronteggiare le polemiche che si sono sollevate per alcune misure contenute nella legge di stabilità, a iniziare dall’innalzamento del tetto per l’utilizzo del contante da 1.000 a 3.000 euro. La sinistra Dem alza i toni e nel giorno dell’arrivo in Senato della legge di stabilità va all’attacco del sottosegretario Zanetti. L’affondo del sottosegretario Zanetti contro l’Agenzia delle entrate, dice Roberto Speranza, è inaccettabile. Ancora un segnale preoccupante che nel governo c’è chi lavora per allargare le maglie della lotta all’evasione fiscale: ‘E’ il momento che Padoan chiarisca la posizione del governo su un tema così delicato’. Renzi rafforza il concetto, puntando sull’innovazione che ha cambiato il volto della lotta all’evasione e in Italia trova man forte nei suoi, con il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, che rispedisce al mittente le accuse di essere ‘molli’. Una difesa a spada tratta della legge di stabilità, quella che il presidente del Consiglio mette in piedi in queste ore, nella quale la vicenda Orlandi gioca un ruolo di primissimo piano, andandosi a intrecciare con le norme sul cash che all’Agenzia delle Entrate non hanno visto di buon occhio. Gli sfoghi del direttore dell’Agenzia delle Entrate non hanno di certo entusiasmato il premier, ma una sostituzione al vertice non è in questo momento nei programmi di palazzo Chigi, perché il rischio sarebbe di prestare il fianco alla minoranza del Pd, che non ha gradito affatto l’affondo di Zanetti. Certo è che Renzi per ora non entra nella questione, soprattutto sulla vicenda dei 767 dirigenti giudicati ‘illegittimi’ dalla Consulta, al centro di alcune dichiarazioni della Orlandi negli scorsi giorni. La partita per Renzi si gioca su un doppio fronte. Il più caldo è quello con la minoranza dem, pronta a riaprire un nuovo scontro proprio sulla legge di stabilità. Gli emendamenti per bloccare la norma sul cash sono già in via di definizione a palazzo Madama e su questo punto non ci sarà modo di trattare con il premier anche perché, spiegano alcuni esponenti della minoranza, non ci si può piegare alla logica di un Governo che così facilita l’evasione.
Roberto Cristiano