Il metodo, appunto. «Perché – spiega – è vero che ora dovrà essere ratificato dal Parlamento italiano. Ma – aggiunge – purtroppo arriva già pre-confezionato senza che ci sia stato un confronto chiaro sui contenuti». È l’altro capitolo del Trattato che desta le perplessità di Fitto. L’esponente di FdI chiede in che modo «si declinerà la cooperazione rafforzata in molti dei settori individuati». In più, ricorda, «la Francia è stata il primo investitore straniero in Italia nel 2019, mentre gli investitori italiani sono solo all’ottavo posto nel paese d’Oltralpe».
Così com’è incontestabile che i francesi hanno fatto shopping dei nostri marchi commerciali, rimangiandosi gli accordi (come Fincantieri-Saint Nazaire) in caso contrario. E poi c’è il capitolo della politica estera. «La Francia – ricorda l’esponente di FdI – è stata il principale competitor degli interessi italiani nel recente passato. Occorre, quindi fare chiarezza sugli obiettivi di questo trattato e sui benefici per l’Italia. E soprattutto evitare che sia l’ennesimo tentativo di subordinare gli interessi di Roma a quelli di Parigi». Caustico anche il commento di Giorgia Meloni. «Di fatto – scrive in un tweet la leader di FdI – abbiamo dato una delega in bianco a Parigi per trattare a nome nostro. Temo che l’Italia non ci guadagnerà, a differenza del Pd».