Il turismo nei borghi come volano per l’economia e lo sviluppo del territorio

Il futuro del turismo nei borghi è già ravvisabile nei cambiamenti globali in atto.

L’emergenza ambientale, la capillarità della comunicazione online e la trasformazione del lavoratore in nomade digitale, pongono nuove sfide agli Amministratori di borghi, nonché inedite opportunità di crescita e di visibilità.

La missione turistica alla quale i primi cittadini sono chiamati oggi è una riconversione delle offerte e dei servizi capace di incontrare le nuove esigenze del turista esperienziale, ma anche del nomade digitale, in un’ottica di sviluppo sostenibile. Un’occasione che costituisce a tutti gli effetti un moltiplicatore di vantaggi per tutti gli attori coinvolti nel settore turistico: è il caso di farsi trovare pronti, mettendo in campo azioni concrete per rispondere con immediatezza alle nuove richieste e generare al contempo ricchezza e lavoro, preparando di pari passo le comunità ad una cultura dell’ospitalità.

LE TENDENZE DEL TURISMO NEI BORGHI DAL 2017 AL 2020

Da un’analisi fatta da ilborghista, i numeri parlano chiaro: il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo proclamava già il 2017 come l’anno dei borghi, registrando il 36% dell’afflusso turistico totale italiano, con un trend in costante crescita del 3% annuo per il 2018 e il 2019.

Sebbene nel 2020 il settore del turismo abbia subito un grave arresto nel trimestre marzo-maggio a causa della pandemia da Covid-19, le rilevazioni ISTAT sul Movimento Turistico in Italia (gennaio – settembre 2020, p.5) hanno registrato un incremento del +6,5% rispetto al 2019 nell’estate 2020, a favore soprattutto delle destinazioni «meno consuete, presumibilmente meno affollate e con una più ampia ricettività di tipo extra-alberghiero (agriturismi, open air, ecc.) a discapito delle destinazioni estive più tradizionali, ossia le località balneari e le grandi città, solitamente caratterizzate da un maggior affollamento» (ibidem).

IL TURISMO CHILOMETRICO NEI BORGHI: IL NUOVO TREND DEI GIOVANI

I turisti mossi dal desiderio di scoprire storia e tradizioni legate ai borghi, sono gli stessi che si dimostrano attenti ad un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente in cui le comunità ospitanti sono immerse.

Parliamo dei giovani, sempre più consapevoli dei rischi che la crisi ambientale in atto comporta: difatti, le loro mete di viaggio si corredano di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale, di scelte culinarie all’insegna di prodotti a km 0 e di acquisti consapevoli orientati al sostentamento dell’artigianato locale.

Un uso ottimale delle risorse ambientali, il rispetto dell’identità socio-culturale delle comunità ospitanti e la rinascita dell’artigianato e delle tradizioni locali sono, oggi, possibili.

BORGHI ITALIANI: LE METE IDEALI DEI NOMADI DIGITALI

Si stima che entro il 2035 i nomadi digitali – ovvero coloro che scelgono di lavorare da remoto in modalità smart-working – saranno oltre un miliardo.

Il loro periodo di permanenza in un determinato luogo potrà variare da una settimana a un intero anno, desiderosi di immergersi nella vita quotidiana delle più disparate comunità, all’insegna del viaggio come stile di vita.

Si tratta di persone con un background socio-culturale ricchissimo, protese verso quella diversità socio-culturale che può costituire un vero e proprio motore propulsore per le piccole comunità locali, dove spesso manca la consapevolezza della propria unicità quale ricchezza. In questo senso, il punto di vista “esterno” di un visitatore esperienziale di media permanenza, quasi una sorta di antropologo profano, è in grado di colmare il gap che allontana i borghi dal circolo virtuoso del turismo lento e sostenibile.

UNA PIATTAFORMA DEDICATA AI BORGHI NELL’ERA DELLO SLOW TOURISM: IL BORGHISTA

La piattaforma il borghista si presenta come volano per la ripartenza e l’innovazione dei borghi, incontrando da un lato le esigenze di Amministratori desiderosi di mostrare l’offerta del proprio Comune ed inserirla nel circolo virtuoso dello slow tourism, dall’altro le necessità di artigiani, ristoratori, albergatori e commercianti di ritagliarsi uno spazio sul web agli occhi del proprio potenziale bacino di utenza.

Ciascuno degli stakeholders de il borghista ha delle credenziali di accesso ad una propria Area Riservata che gestisce autonomamente, arricchendola a piacimento di contenuti e aggiornandola con eventi in tempo reale.

Si tratta di uno spazio digitale unico nel suo genere, capace di preparare tanto i portatori di interesse del settore turistico quanto le stesse comunità ospitanti, ad accogliere nel modo più appropriato possibile i nuovi profili turistici che si vanno delineando, ovvero quello del turista di borghi e quello del nomade digitale.

CLUSTER DI BORGHI: LA NUOVA FRONTIERA DEL TURISMO POST-COVID

Un aspetto da non sottovalutare è che i borghi che confinano tra loro e condividono zone contigue di rilevanza paesaggistica, archeologica e culturale, possono creare dei veri e propri cluster strategici di attrazione turistica, in grado di trattenere i visitatori per più giorni nel proprio territorio, a beneficio dell’economia locale e a discapito del temuto “turismo mordi e fuggi”.

I borghi e le loro attività, riunendosi e ponendosi un obiettivo comune, possono aspirare ad equiparare l’offerta turistica che è capace di sostenere un grande agglomerato cittadino, conservando tutti i vantaggi della lontananza dal caos metropolitano che solo i piccoli borghi sono capaci di offrire, e mostrando al contempo al mondo intero il proprio pregevole patrimonio culturale, storico e ambientale.

Ma soprattutto, i cluster di borghi possono costituire una concreta risorsa per risollevare l’economia e le sorti dei piccoli e medi Comuni e delle loro attività, ancor più all’indomani della pandemia da Covid-19.

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