Ilaria Salis: il tribunale di Budapest chiede la revoca dell’immunità parlamentare all’Europarlamento

Il Tribunale regionale di Budapest-Capitale avrebbe contattato la presidenza del Parlamento europeo, per richiedere la revoca dell’immunità parlamentare di Ilaria Salis, eletta nelle liste di Avs. Lo riporta Index.hu, un sito ungherese, senza citare fonti. La notizia, allo stato, non viene confermata da fonti parlamentari a Bruxelles.

Da sottolineare che Ilaria Salis è stata eletta europarlamentare durante l’ultimo turno elettorale che ha visto gli italiani votare l’8 e il 9 giugno. Salis era iscritta nella lista di Alleanza Verdi e Sinistra.

Per ora, riferiscono fonti parlamentari a Bruxelles, agli uffici del Parlamento europeo non è giunta alcuna richiesta di revoca dell’immunità per Salis. Ciò non vuol dire che non possa arrivare: «Non è improbabile» che accada, spiega una fonte. Questo tipo di richieste spesso hanno dei passaggi procedurali intermedi, che ne rallentano l’effettiva trasmissione.

Dopo le polemiche per l’occupazione abusiva della casa popolare di Milano, Salis ora è nel mirino di Libero per quanto riguarda le sue proprietà immobiliari. Il quotidiano scrive che la residenza monzese della famiglia è un villino di 160 metri quadri, oltre a due box per le auto. La dimora è intestata a Roberto Salis e a Roberta Benevic in comunione di beni.

Il quotidiano cita le visure catastali sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Il prezzo? Il quotidiano stima che una dimora del genere sarebbe venduta a 490mila euro.

La madre di Ilaria è anche proprietaria di un monolocale di 27 metri quadri nel territorio di Abetone Cutigliano in provincia di Pistoia. Dove insistono 50 chilometri di piste da sci e 17 impianti di risalita. Salis ha così parlato a La Repubblica: «La polizia mi ha trovato lì nel 2008, quando avevo 24 anni. Oggi ne ho 40. Da allora non sono più andati a fare verifiche per vedere chi ci abitasse, però l’Aler mi contesta lo stesso un debito di 90 mila euro».

Poi spiega perché lo ha fatto: «Prendiamo Milano, 12.000 appartamenti popolari sfitti e 10.000 nuclei familiari in lista di attesa. I movimenti per la casa non tolgono niente a nessuno, cercano di risolvere con altre modalità un problema che le istituzioni non risolvono».

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