Ilva e il paragrafo 27.5 del contratto di affitto con ArcelorMittal che smentisce Conte

Giuseppe Conte protagonista di ‘Porta a Porta’. Il premier è intervenuto ai microfoni della trasmissione di Bruno Vespa per parlare di diversi argomenti. Ma il tema centrale non poteva che essere l’ex Ilva: “Nell’incontro di ieri ho offerto la reintroduzione dello scudo penale. Su questo il governo è compatto ma io voglio ricordare che chi viene in Italia deve rispettare le regole“. Il presidente del Consiglio ha anche richiamato all’unità della maggioranza: “Coesi dobbiamo marciare verso l’obiettivo di salvaguardare questo polo industriale. Non possiamo dividerci proprio ora“.

 Il premier Conte è ritornato anche sullo scudo penale: “Stiamo parlando di un ‘falso’ problema. Noi siamo disposti a rimetterlo ma ci è stato detto che i problemi erano altri e cioè un piano non sostenibile economicamente. Noi speriamo di non finire in Tribunale ma se mai vi fosse questa causa sarebbe la battaglia giudiziaria del secolo e noi siamo pronti a vincerla. Faremo di tutto per salvare i posti di lavoro. Ma dobbiamo essere tutti insieme, uniti e compatti“. E sulla possibilità di nazionalizzare l’azienda precisa: “Stiamo valutando le alternative anche se ora non è il caso di parlarne. Stiamo aspettando una risposta da Mittal e poi decideremo“.

 E’ stata una giornata impegnativa per il premier Conte che nel pomeriggio è andato dal presidente Mattarella per riferire della situazione dell’ex Ilva. Top secret il colloquio ma secondo le ultime indiscrezioni il Capo dello Stato ha chiesto una soluzione celere e soprattutto in difesa dei lavoratori. E proprio per questo è iniziato un tavolo con i sindacati. Vertici in programma nelle prossime ore con l’obiettivo di trovare il prima possibile la soluzione giusta per preservare il polo siderurgico.

Il dubbio, a questo punto, è più che legittimo: è ArcelorMittal che si è preso gioco dell’Italia oppure è il governo italiano che sull’Ilva ha barato?

Giuseppe Conte  ha accusato ArcelorMittal di scappare da Taranto. Esisteva un contratto di affitto messo nero su bianco tra il governo e l’affittuario, ovvero lo stesso gruppo franco-indiano. L’esecutivo aveva promesso ai nuovi proprietari dello stabilimento uno “scudo legale”, poi tolto di mezzo e soppresso lo scorso ottobre con il dl salva imprese proposto dal Movimento 5 Stelle e approvato dalla maggioranza.

Il quotidiano La Verità riguardo l’accordo stipulato tra le parti esamina  il contratto d’affitto che  presenta un paragrafo che sbugiarda Conte. Si tratta del 27.5, in cui si sottolinea come eventuali modifiche legislative non europee possano rendere nullo il contratto in essere. Nel nostro caso le modifiche ci sono state con il dl salva imprese, e rispondono alla caratteristica di non provenire da Bruxelles. A questo punto appare chiaro che l’inadempienza è del governo che, per converso,   addebita  la colpa ad ArcelorMittal.

Il paragrafo 27.5 chiarisce che nel caso di una sentenza definitiva o esecutiva – come  riporta La Verità, che ha avuto accesso al contratto – non sospesa negli effetti ovvero con decreto del Presidente della Repubblica anch’ esso non sospeso negli effetti, ovvero con o per effetto di un provvedimento legislativo o amministrativo non derivante da obblighi comunitari, sia disposto l’ annullamento integrale del decreto del presidente del Consiglio dei ministri () ovvero nel caso in cui ne sia disposto l’ annullamento in parte tale da rendere impossibile l’ esercizio dello stabilimento di Taranto, () entro il termine di 15 giorni () ha il diritto di recedere dal contratto attraverso una comunicazione scritta.

In termini più chiari, nell’accordo con ArcelorMittal c’era un chiaro diritto di recesso da parte dell’affittuario nel caso in cui il governo avesse modificato il quadro normativo. I giallorossi lo hanno fatto, hanno soppresso lo scudo legale, e adesso la multinazionale è pronta a fare le valige affidandosi alla clausola ben presente nello stesso accordo. Quando Conte punta il dito contro il gruppo franco-indiano e lo accusa di non onorare il contratto perché sono cambiate le condizioni di mercato, sta solo combattendo contro i mulini a vento. Probabilmente le cose stanno come dice il premier, ma il governo giallorosso ha servito ad ArcelorMittal un assist a porta vuota per comportarsi, legittimamente da contratto, proprio in questo modo.

Il gruppo indiano Jindal nega un interesse per gli asset dell’ex Ilva, dopo la ritirata di ArcelorMittal. “Smentiamo con forza” si legge in un tweet postato sul canale Twitter del gruppo, le indiscrezioni di stampa secondo cui “Jindal Steel & Power potrebbe rinnovare il suo interesse per l’acciaieria di Taranto”.  Oggi sciopero di 24 ore negli stabilimenti ArcelorMittal di Taranto.

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