La tutela della salute contro l’esigenza di lavorare. Per salvaguardare l’incolumità degli operai dell’Ilva, la Procura li ha privati della loro stessa fonte di sostentamento. Ma i lavoratori, o meglio gli ex lavoratori, non si arrendono. “Tanto se restiamo senza occupazione”- afferma uno degli operai- “moriamo lo stesso, di fame però”.
Un sostegno tangibile ai dipendenti Ilva, arriva dal presidente dello stabilimento: “Andremo in tribunale”, afferma Bruno comunicando così l’intenzione dell’azienda di ricorrere contro la decisione del gip Patrizia Todisco, che ieri ha respinto il piano aziendale di interventi e la richiesta Ilva di continuare a produrre.
“Una decisione molto dura, molto severa quella del gip”, ha dichiarato Ferrante, intervistato dall’emittente televisiva Telenorba. “Non so l’Ilva che tipo di ricorsi deciderà di presentare.
Sulla stessa linea il procuratore di Taranto, Franco Sebastio che è determinato a percorrere vielegali, se non ci saranno modifiche ai provvedimenti esistenti.
Operai protestano. Ancora proteste all’Ilva di Taranto. Allo sciopero indetto da Fim, Cisl eUil Uil, hanno partecipato circa un migliaio di lavoratori che hanno bloccato la statale Appia (Reggio Calabria), nei pressi dello stabilimento, per dire no al blocco degli impianti, disposto ieri dal gip Patrizia Todisco. Ieri il giudice della Procura di Taranto c ha bocciato il piano di risanamento dell’azienda e ribadito la sua chiusura senza possibilità di produzione.
Momenti di forte tensione si sono verificati quando il ‘Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti’, ha cercato di convincere gli operai a non occupare le strade e a non aderire a una manifestazione strumentalizzabile dall’azienda.
”Siamo riusciti a convincere tantissimi lavoratori – ha detto Cataldo Ranieri, portavoce del Comitato in 7un’intervista all’Adnkronos- fino a 700-800. Altri non hanno aderito e sono rimasti in fabbrica. Il volantino dei sindacati non ha senso. Non c’è nessuna controparte. La nostra controparte è Riva non è la magistratura che sta facendo gli interessi nostro e delle nostre famiglie e ha dato allo Stato e alla famiglia Riva una via d’uscita per mettere a posto gli impianti come si fa in tutti i posti d’Europa. Noi non abbiamo bisogno di perizie e della magistratura – continua – per conoscere i veleni sprigionati all’interno dell’azienda. Siamo disposti a portare questo ‘casino’ pacifico a Roma. Il ministro Clini continua a volerci far scegliere tra vita e lavoro. Ma noi a questa scelta non ci stiamo”, conclude.
Ma oltre agli operai scesi oggi in strada, ci sono altri lavoratori, invece, che da ieri si trovano sulla torre di smistamento dell’altoforno, a 60 metri d’altezza. Gli operai che invece ieri sono saliti sul camino E312 si sono incatenati e stanno attuando anche lo sciopero della fame e della sete. Un’altra decina di dipendenti sono presenti da ieri sul Pci, un impianto di macinazione del carbon fossile.
Stamattina inoltre, peraltro ci sono state anche due ore di assemblea degli operai di due aziende edili dell’indotto, la Semat (450 dipendenti) e la Edilsider (40) entrambi del gruppo Trombini, che effettuano lavori di manutenzione e che hanno sede all’interno del siderurgico.