Diecimila e trecento lavoratori assunti nella nuova Ilva entro il 2021: 10.100 assunti entro il 31 dicembre del 2018 e altri 200 entro il 2021. È questa la proposta che Arcelor Mittal ha messo sul tavolo di confronto con i sindacati durante l’incontro al ministero dello Sviluppo economico. Quindi ArcelorMittal promette 10.300 assunzioni entro il 2021, di cui 10.100 da quest’anno.
Da quanto filtra dall’incontro al Mise, Mittal è pronta ad assumere non prima del 2023 tutti i lavoratori Ilva in esubero che non abbiano usufruito né di incentivi all’esodo né di prepensionamenti né di un’offerta di lavoro all’interno della nuova Ilva. Una piena occupabilità, dunque, assicurata al “momento della emissione del decreto di cessazione” nel caso “vi fossero ancora dei lavoratori alle dipendenze della società Ilva che non abbiano già ricevuto una proposta di assunzione e non abbiano beneficiato di altre misure e opportunità” e siano “stati continuativamente alle dipendenze della società Ilva dalla data di sottoscrizione del contratto fino alla cessazione dell’amministrazione straordinaria”. A fronte di questo impegno sui lavoratori residui, si legge nella proposta Mittal, i sindacati “si impegnano a raggiungere in buona fede con Am Investco specifiche intese, comprese riduzioni dell’orario di lavoro, che consentano di assicurare i costi del lavoro invariati”.
Al tavolo, che per la prima volta vede il negoziato entrare nel vivo del piano industriale e occupazionale, siedono Am Investco, la cordata guidata da Arcelor Mittal, le delegazioni di categoria – Fim, Fiom, Uilm – i commissari straordinari, e per il governo il direttore generale del Mise, Giampiero Castano.