Impiccato in India Yakub Memon, cervello degli attentati di Mumbai

L’India ha eseguito la condanna a morte per impiccagione di Yakub Memon nel carcere di Nagpur, nello stato occidentale del Maharashtra, per il suo ruolo negli attentati di Mumbai del 1993, costati la vita a 257 persone. Le tv locali hanno dato la notizia dell’impiccagione dell’uomo considerato la mente e il finanziatore di una letale raffica di attacchi nella capitale finanziaria indiana. Mercoledì scorso la corte suprema indiana aveva respinto un ricorso presentato da avvocati e attivisti dopo che il presidente indiano Pranab Mukherjee aveva rifiutato di graziarlo.  Memon, un ex contabile, è l’unico degli 11 condannati a morte per quegli attentati a non aver ottenuto la commutazione della pena capitale. Ragioniere di professione, in carcere da 21 anni, oggi sarebbe stato il giorno del suo 53esimo compleanno. Ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento negli attacchi, che sarebbero stati organizzati come rappresaglia a un’ondata di violenze anti-musulmane che all’epoca fecero un migliaio di morti. La vicenda appare paradossale, visto che gli attentati del 1993 furono messi a punto da altre due persone: il fratello dello stesso Memon, Tiger, e un boss della criminalità organizzata Dawood Ibrahim, e per loro la pena capitale è stata commutata in ergastolo, come pure le altre sette condanne a morte.

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