Con il prossimo campionato di calcio dovrebbe arrivare in Italia il passaporto biologico, la nuova frontiera dell’antidoping. La novità è stata illustrata al congresso “Biological therapies in medicine” che si è concluso il 29 maggio a Ischia, che ha visto gli specialisti confrontarsi su doping e tutela della salute. Ma di cosa si tratta? Il passaporto biologico è una tecnica introdotta dalla World anti-doping agency (Wada) che consiste nel tracciamento nel tempo dei parametri ematici dell’atleta. La squalifica per doping dell’atleta incorre nel caso in cui vengano rilevati andamenti anomali e ingiustificati di tali parametri rispetto al profilo tipico dell’atleta. Non rileva , quindi, la presenza/assunzione diretta del farmaco dopante, ma individua gli effetti anomali che tali sostanze inducono sull’organismo smascherandone così l’assunzione sul breve, medio e lungo termine. Nel mondo del calcio non si riscontrano positività a sostanze dopanti da anni, nonostante siano state scoperte assunzioni di cocaina e cannabis, che interessa circa l’1% dei giocatori italiani. E’ stato fatto tutto ciò che gli strumenti attuali permettono di fare. Ma oggi il passaporto biologico, che la Federcalcio ha già improntato e preparato in tempi non sospetti sarà la nuova frontiera dell’antidoping. “Quella dell’assunzione di farmaci è una di quelle situazioni che deve essere assolutamente chiarita, sia per lo staff medico, sia per gli stessi calciatori, che devono essere i primi responsabili delle sostanze che assumono”, ha detto Giuseppe Capua, presidente uscente della Commissione Antidoping Federcalcio e oggi in Club Italia. “Quando ci sono delle interferenze tra alcuni farmaci prescritti, come può avvenire in casi di asma, potrebbe verificarsi un riscontro di positività al laboratorio per l’antidoping. Ma è sufficiente che l’atleta comunichi la sostanza assunta alla commissione per le esenzioni a fini terapeutici in ambito Coni”. L’allergia è una di quelle condizioni patologiche molto presente nel mondo dello sport ed interessa il 30% dei calciatori italiani. Il passaporto biologico è dunque una tecnica indiretta che non rileva la presenza/assunzione diretta del farmaco dopante, ma individua gli effetti anomali che tali sostanze inducono sull’organismo smascherandone così l’assunzione. La tecnica, dagli alti costi implementativi/gestionali, attualmente è in grado di rilevare indirettamente assunzioni solo di farmaci che agiscono sui parametri ematici, ad esempio eritropoietina e CERA, per tutti gli altri farmaci rimane d’obbligo il controllo incrociato sangue/urine anche se è previsto nell’intero protocollo del passaporto biologico, ma non ancora applicato, il tracciamento steroideo e endocrinologico.
Luigi Viscardi