In Italia c’è una spiaggia divisa per sessi

Uomini da un lato, donne dall’altro. Da quasi due secoli in uno stabilimento balneare nei pressi di Trieste c’è un muro che divide i maschi dalle femmine. Si trova lungo il Molo Fratelli Bandiera, a Lanterna o Pedocin, (il posto è infatti conosciuta con entrambe le denominazioni) , ed è l’ultimo stabilimento balneare in cui spiaggia e mare sono divisi in base al sesso.

Una tradizione che resiste all’incedere del tempo e rende la spiaggia triestina unica non solo in Italia, ma probabilmente in tutta Europea. La ‘bigotteria’ però, come si dice da queste parti, non c’entra. Più che un limite i triestini vedono questa spiaggia divisa in base al sesso come un luogo di libertà, dove le mogli possono intrattenersi con le amiche, con la libertà, magari, di fare incetta di raggi solari in topless, senza sguardi indiscreti e gli uomini liberi di parlare di argomenti magari poco interessanti per interlocutrici dell’altro sesso.

Al Pedocin, insomma, si può giovare di una sorta di piccola vacanza dal proprio coniuge, con il valore aggiunto delle bellezza del mare e del calore del sole sulla pelle.

Un muro bianco, alto più di tre metri divide la spiaggia in due parti nettamente divise in base al sesso. Gli unici maschi che possono prendere il sole nel lato femminile sono i bambini al di sotto dei 12 anni, che seguono le madri sulla spiaggia riservata al genere femminile, altre deleghe non sono permesse, salvo casi eccezionali, come ad esempio l’esigenza di far muovere liberamente medici e infermieri in caso di malore, o l’arrivo di cronisti incuriositi dal baluardo delle spiagge dove maschi e femmine non possono incontrarsi.

Nel corso degli anni si è pensato più volte di abbattere il muro di genere. Durante la guerra Il Piccolo di Trieste, quotidiano locale, ne fece una battaglia per contenere i costi e consentire alle famiglie meno agiate di poter frequentare lo stabilimento che oggi consente l’ingresso pagando 1 euro a persona per l’ingresso.

Secondo le stime dell’epoca, eliminare le barriere avrebbe invitato più persone a prendere il sole o a fare un tuffo nelle acque del Pedocin, ma una recente consultazione popolare non ha lasciato adito a dubbi: la tradizione è sacra, il muro non s’ha da toccare, meglio avere una spiaggia unica e particolare piuttosto che uniformarsi agli altri stabilimenti balneari che non scarseggiano sul litorale triestino.

La storia del Pedocin inizia nel 1903 quando Trieste era ancora sotto il dominio austriaco. Per evitare che le famiglie dovessero allontanarsi troppo per giovare di una giornata in spiaggia, il comune edificò dei bagni in centro città, tra cui anche quello della Lanterna. Come era tradizione all’epoca un po’ in tutta Italia, la spiaggia venne divisa tra maschi e femmine, all’inizio soltanto da semplice steccato che fece poi posto a un muro di mattoni.

‘L’ultima spiaggia’, un documentario di Thanos Anastopoulos, ha raccontato l’unicità di questa singolare località italiana portando la spiaggia divisa dal muro all’attenzione del raffinato pubblico del festival di Cannes, nel 2016.

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