In Nomine Patris

Salvatore Domolo, ex sacerdote della diocesi di Novara,  ha otto anni quando viene abusato per la prima volta dal suo parroco, un prete pedofilo.    Racconta quindi la sua  storia, qualche mese fa in un libro  intitolato: “In nomine patris”. E’la storia  di un bambino  che a soli tre anni subisce il trauma di vedere il  proprio padre che accoltella la madre ed è dopo  vittima degli abusi di un sacerdote. Dopo tre anni di abusi cerca di liberarsi in qualche modo degli accaduti ed entra in seminario. Una scelta all’apparenza contraddittoria, ma con una sua logica intrinseca. Vive sulla sua pelle un senso di sporco perché la sua coscienza si stava spaccando. Entra in seminario,  dove vive  undici anni,  ed a cui seguono quindici anni vissuti da sacerdote. Cinque di questi vissuti  in modo ordinario,  gli  altri dieci vissuti  in modo rivoluzionario. Questo percorso ha fatto si che tentasse a livello interiore  di riuscire a distinguere il prete pedofilo  dall’Istituzione della Chiesa.  Capisce poi che esiste una   complicità  su questo tema da parte della Chiesa. Fatto questo che già in passato aveva ben capito.  Il suo padre spirituale cerca di bloccare il suo racconto di esperienza vissuta, imponendogli repentinamente di inginocchiarsi  perché aveva infranto il sesto comandamento, peccato gravissimo perché diretto ad intaccare la santità di un prete pedofilo di sessanta anni. Dopo molto tempo Salvatore Domolo coglie che non può più sporcare la sua bellezza interiore e prende una decisione categorica ed irremovibile. Scrive quindi  “In Nomine Patris”,  storia autobiografica di un omosessuale sopravvissuto alla pedofilia,   in cui afferma tra l’altro: “II Vaticano deve essere giudicato per la pedofilia come crimine contro l’umanità per tre motivi: primo la vastità numerica mondiale delle vittime generate da un’istituzione religiosa quale la chiesa, secondo per la sua vastità geografica cioè, laddove la chiesa cattolica è presente, c’è almeno una vittima della pedofilia clericale, infine per la complicità attiva dell’istituzione gerarchica dovuta sia all’ideologia cattolica del dominio sulle coscienze, sia per l’atteggiamento schifoso di spostare i preti e vescovi pedofili da un posto ad un altro, molto spesso nelle missioni del terzo mondo in mezzo ai bambini poveri…” Ha lasciato quindi il sacerdozio, ma non solo, perché si è fatto sbattezzare, gesto clamoroso perché ha scelto di diventare apostata, cioè di rinunciare a tutto quello che è  il messaggio cristiano e cattolico. E tutto questo è stato originato da un prete pedofilo che lo aveva ripetutamente violentato. E’ la storia non unica e non corta di chi ha vissuto sulle sue spalle un vero martirio. E’ recente la notizia che l’Onu ha accusato il Vaticano di avere permesso abusi sessuali su decine di migliaia di bambini. Un accusa pesantissima, che non ha avuto molta risonanza in Italia, e che spinge a riflettere su questo fenomeno molto grave. La Santa Sede sta cercando di arginare e denunciare ma le dimensioni del fenomeno secondo l’Onu sono sterminate.

Roberto Cristiano

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